Libia, soldati italiani a guardia della missione Onu a Tripoli? Chi riarma la Libia?

Chi è Pinocchio e chi dà i numeri? 900 militari italiani in Libia, a protezione della missione Onu, delle ambasciate europee e di altri uffici internazionali a Tripoli, ha scritto ieri il Corriere della Sera. La difesa smentisce tutto, ma non convince. Il Corrierone sbaglia soltanto i numeri. Solo “una compagnia”, circa 200-250 uomini”, scrive Askanews, e gli italiani avrebbero il compito di proteggere gli uffici tripolini della UN Support Mission in Libya.

Nella gara del dico ma non dico e della smentita che conferma i sospetti, altre fonti della Difesa citate da Repubblica confermano parlano di una “prima fase” in cui l’Italia potrebbe guidare 250 uomini delle Nazioni Unite, fornendo un contingente di 50 militari fra esercito e carabinieri. Quindi il trucco sta solo nei numeri: 900 come da Corriere della Sera, 250 da fonti varie, o solo 50 al comando, come scrive Repubblica? Resta il fatto che si andrà.

Le condizioni per l’avvio di ogni missione italiana da quelle parti restano le stesse: la piena legittimazione del governo libico, una formale richiesta di aiuto alle Nazioni Unite, il mandato dell’Onu, e il necessario passaggio parlamentare. Insomma, sarà ancora lunga ma alla Difesa ci stanno lavorando e le loro smentite sul dettaglio sono parte della riservatezza impossibile quando è il vertice politico ad esserne a conoscenza piena. Prima o poi andremo in Libia.

Alla guerra dei parlamenti segue adesso quella del petrolio. La Stampa ci racconta che il governo di Tobruk, nell’est del Paese, ha fondato una sua compagnia petrolifera, indipendente dalla National Oil Company che ora fa capo a Tripoli. Il 23 aprile una petroliera, la Distya Ameya, ha effettuato il suo primo carico, 650mila barili di greggio, su commissione di una società negli Emirati Arabi Uniti. La nave giunta a Malta è stata bloccata su richiesta di Tripoli.

In attesa dei soldati italiani in Libia sbarcano pick up e blindati per l’esercito di Haftar. 400 blindati leggeri tipo Panthera realizzati negli Emirati Arabi Uniti, e oltre 600 pick-up Toyota trasformabili in “tecniche” con l’imbarco di mitragliatrici e cannoncini a tiro rapido. I mezzi, scrive Analisi Difesa, sono giunti a Tobruk a bordo di una nave saudita e, secondo il sito Libya al-Hurra, sarebbero destinati all’offensiva dell’esercito di Haftar su Sirte.

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro