Intelligence e antiterrorismo, mestieri diversi, grande confusione

Intelligence e antiterrorismo: dopo gli attentati di Bruxelles e già prima, a Parigi emergono inquietanti inefficienze e incredibili negligenze. Abbiamo saputo che uno dei kamikaze fu fermato in Turchia e rilasciato in Belgio, un altro fu segnalato dall’Interpol con codice «rosso». Haaretz -giornale israeliano- rivela: i servizi belgi avvisati di quello che stava per accadere. La cellula jihadista era la stessa delle stragi di Parigi. E d’improvviso l’Europa scopre si aver affidato la propria sicurezza nelle mani politiche o tecniche a degli incompetenti in alcuni Paesi. In Belgio sicuramente, ma anche la Francia qualche esame di coscienza deve iniziare a farselo. E trovare rapidamente soluzioni.

Prima al Qaeda, che -ricordamocelo- continua a colpire in Africa, e ora lo Stato islamico che ha i suoi bersagli in Europa. Il terrorismo «arma non convenzionale» e non può essere sconfitta con bombardamenti o con i droni, anche i più sofisticati. Per combattere il terrorismo non bastano nemmeno le forze di sicurezza, anche le più preparate. Occorre una strategia fondata su una conoscenza approfondita dell’ideologia che è base ideale e di reclutamento. Ideologia che sublima il martirio come passaggio a una vita celeste fatta di godimenti terreni. Una cultura che attrae anche molti occidentali in cerca di valori. Lo analizza con acutezza Giuliana Sgrena su il Manifesto.

Chi può supplire a questa carenza di conoscenze interne a quel mondo, si chiede la giornalista che -ricordiamolo- fu sequestrata in Iraq ormai molti anni or sono, e ferita da una pallottola americana che uccise l’agente Sismi Calipari che l’aveva liberata. “Un’intelligence che abbia come obiettivo quello di raccogliere informazioni non per giustificare un intervento militare o compiacere un governante ma per essere al servizio della sicurezza dei cittadini e dello stato”. Memoria personale di Giuliana Sgrena anche sul web: «Nicola Calipari è stato fondamentale per la mia salvezza e quella di altri ostaggi, perché conosceva il terreno, sapeva come e con chi trattare».

Ora l’Ue denuncia come “la cooperazione tra i nostri servizi segreti era già stata decisa nel 1999 e ribadita nel 2001 dopo l’11 settembre. Ma ancora non si fa, anche se è evidente che la nostra conoscenza degli altri paesi è imperfetta e questo vale per i paesi dell’Africa del Nord ed i loro vicini”. Le resistenze storiche sono venute da Londra e Parigi, da dove arrivano ora solo piccole aperture. Renzi propone qualcosa che assomigli ad un Fbi europeo. Ma la confusione è molta sotto il cielo, soprattutto sulle diverse ‘mission’ e i diversi modi di operare tra ‘intelligence’ e ‘antiterrorismo’. Su questo chiediamo contribuiti di chi più di noi può dire sull’argomento.

Sempre dall’Ue un altro avvertimento: non mescolare la crisi dei migranti con l’allarme terroristico. Lo stesso Juncker: “dobbiamo capire che chi cerca di arrivare in Europa fugge dalla stessa gente che ci ha colpiti”. Appello respinto immediatamente dalla premier polacca Beata Szydlo: “Dopo quanto accaduto a Bruxelles non siamo d’accordo nell’accogliere alcun gruppo di migranti”. La vergogna del governo reazionario bigotto polacco, espressione di chi accomuna i profughi, le prime vittime del terrorismo, ai kamikaze. Ma Bruxelles ha dimostrato che i terroristi sono tra noi e non tra i disperati in fuga dalle guerre, e dispongono dei mezzi per farci saltare per aria.

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