
I principi morali non si applicano secondo regole condivise. Condivisi, a parole, sono appunto i principi. Quasi mai la loro applicazione, che é appunto a geometria variabile.
Tutti salutano con entusiasmo il viaggio di Obama a Cuba e la fine di mezzo secolo di sanzioni, incomprensioni e giochi sporchi.
Ad opporsi é rimasto ormai soltanto la comunitá di fuoriusciti della Florida che, naturalmente, ha continuato a fare affari con Cuba. Se ciò é possibile nei Caraibi, perché non dovrebbe esserlo dall’altra parte dell’Atlantico?
Ad esempio, nei confronti della Russia, patner strategico ormai indispensabile alla stabilitá e anche all’economia dell’Europa, unico attore veramente credibile nello scacchiere siriano, eppure sottoposto a embargo e ostracismo.
Ad esempio, nei confronti dell’Iran, nonostante l’accordo sul nucleare, la fine annunciata (ma non ancora implementata) delle sanzioni.
Anche l’Iran é un patner indispensabile dell’Europa e non certo meno affidabile o meno rispettabile ad esempio dell’Arabia Saudita, Paese notoriamente campione di diritti umani e democrazia.
In veritá, qualche cosa comincia a muoversi nei confronti della Turchia, sia pure con tutte le riserve del caso in materia dei diritti umani, di repressione delle minoranze e di libertá si stampa. Lo stiamo facendo con una buona dose di cinismo, sull’onda dell’emergenza migranti.
In pratica, in cambio di un pacco di miliardi e chiudendo entrambi gli occhi sugli standard di democrazia, non avendo né capacitá né volontá morale di risolvere il problema con le nostre forze.
Giusto o sbagliato che sia, la strada del realismo può contribuire la somma disperante di impasse e di ostacoli che l’Europa ha di fronte. Possiamo continuare a indignarci, ma se altri continuano a farlo a senso unico non andremo lontano. Tanto vale prendere la Turchia per come é, e non per come potrebbe essere. O meglio, per come poteva essere anni fa con un po’ piú di lungimiranza e sano pragmatismo.