Se la Lega Araba si fa Lega sunnita anti Iran e sciiti

Più che Lega Araba, Lega Sunnita, come da volontà e soldi tirati fuori da Arabia Saudita e petromonarchie del Golfo. Il nuovo segretario generale della Lega Araba, l’egiziano Abul Gheit, proclama Hezb’Allah “organizzazione terroristica”, contro il voto di Libano e Iraq e l’astensione dell’Algeria. Il primo atto del nuovo segretario generale della Lega Araba acuisce lo scontro sunniti – sciiti, che è di fatto un ulteriore segnale di guerra all’Iran lanciata da Arabia Saudita e Paesi del Golfo dopo la guerra iniziata un anno fa nello Yemen contro la piccola formazione sciita degli Houthi.

Immediato il compiacimento delle formazioni del “Fronte 14 marzo” del Libano, guidato dall’ex premier con passaporto saudita Saad Hariri, i cui ministri rimproverano al ministro degli steri Gebran Bassil di non aver approvato la risoluzione della Lega Araba. Ma a poche ore dal voto, le forze di Hezb’Allah insieme all’esercito libanese respingono in Libano la tentata infiltrazione di jihadisti di Desh nella zona di Ersal, lasciando al segretario generale del movimento-partito Nasrallah la risposta in casa e fuori.

Un po’ di storia della Lega Araba
Nel 1945, i regni di Egitto, Iraq e Transgiordania si associano ad Arabia Saudita, Libano e Siria e danno vita all’organizzazione della Leha Araba allo scopo di favorire lo sviluppo regionale. Quattro 4 anni dopo si aggiunge lo Yemen e nel tempo si presentano altri 15 Paesi.

A 70 anni di distanza, Iraq e Libia sono nel caos, la Siria viene sospesa dalla Lega, lo Yemen è in guerra, il Libano è devastato da attentati dei jihadisti di Daesh e Fronte al-Nusra, ed è attraversato da una profonda crisi socio-economica per l’arrivo di quasi 2 milioni di rifugiati siriani mentre il Parlamento non riesce da oltre un anno a nominare il presidente.

Recentemente, il re Mohammed VI del Marocco, da tempo in contrapposizione col Consiglio del Golfo, invia una lettera a Egitto e Algeria per disdire la riunione per il 27° summit della Lega prevista il 6 aprile a Marrakesh e suggerisce di puntare sulle opportunità strategiche dell’ “Arab Maghreb Union”. Il 27° summit dovrebbe essere ospitato dalla Mauritania, che non ha ancora fornito risposte.

Ora l’Arab Magreb Union
Perché l’appello a rafforzare l’Arab Magreb Union il cui fine è il libero passaggio di persone, beni e servizi tra i Paesi della regione? Gli ultimi 5 anni della Lega araba sollevano non pochi interrogativi. Le regioni per cui è nata sono tuttora valide: prima, la questione palestinese, i sogni dell’unità, il mercato arabo e la difesa comuni. Necessità esplose con le rivolte negli ultimi 5 anni.
L’aspettativa era che almeno uno di questi obiettivi potesse essere realizzato ma la memoria dell’attività della Lega Araba rimanda un’eco di pessime condizioni generali, divisioni, lotte, disaccordi, privilegio degli interessi personali rispetto a quelli collettivi.

Ridare fiato alla Magreb Union punterebbe a riattivare l’identità araba come fonte culturale che riunisce tutti gli arabi, comprese la nuove generazioni che non hanno conosciuto l’epoca nazionalista del passato e sbarrare la strada agli interventi stranieri che hanno portato le ultime guerre innescate dagli occidentali e dagli stessi arabi fra di loro.

Unità araba, economia e Israele
La situazione finanziaria mondiale richiede il rilancio dell’integrazione economica specie dopo i colpi subiti a causa della manipolazione del prezzo del petrolio perché in caso contrario la regione rischia il fallimento.

L’ultima risoluzione della Lega sugli Hezb’Allah dimostra che la organizzazione non è in grado di gestire una soluzione diplomatica per le controversie interne e le lotte che possono sorgere fra i membri. A questo scopo la sollecitazione di re Mohammed VI del Marocco, a favore di un maggior ruolo della Magreb Union.

L’isolamento di Hezb’Allah da parte di quasi tutti i Paesi arabi potrebbe favorire una nuova guerra tra Israele e il movimento sciita. Più chiaramente, il giornale libanese “As Safir” spiega che l’impegno di oltre 5 mila combattenti scelti in Siria depotenzia le capacità reattive del movimento mentre Israele sta sincronizzando le sue forze aree e terrestri per un attacco a Hezb’Allah in una guerra di breve durata.

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