
Le monarchie sunnite, Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar riunite nel Consiglio di Cooperazione del Golfo non amano gli oppositori interni e i seguaci dell’obbedienza sciita nell’islam. Anche se la religione c’entra molto poco.
Ora la partita combattuta con le armi in Iraq, Siria e Yemen, rischia di rompere il fragilissimo equilibrio interno al Libano e aprire un nuovo fronte di guerra in medio oriente. Il nemico armato è Hezb’Allah, o Hezbollah, nato in Libano e presente su tutti i fronti di guerra aperti. Andiamo a vedere dove e come.
Sunniti anti sciiti
1. Inizia il Bahrein nel 2014, che include Hezb’Allah nella lista delle organizzazioni terroriste. In realtà l’accusa è di alimentare la protesta degli sciiti, maggioranza nel Paese, contro la dinastia al Khalifa.
2. L’Arabia Saudita, dicembre 2015, forma con 34 Paesi la Coalizione pronta a inviare truppe in Siria insieme alla Turchia per contrastare l’appoggio di Russia, Iran ed Hezb’Allah libanese al regime alawita di Bashar al-Assad.
3. Febbraio 2016, Riyadh comunica al Libano che non finanzierà i 4 miliardi di dollari promessi dallo scomparso re Abdallah per l’ammodernamento dell’esercito libanese. Libano colpevole di non aver condannato l’assalto all’ambasciata saudita a Teheran dopo la decapitazione dell’Ayatollah sciita iraniano Nimr al-Nimr.
4. I sauditi espellono numerosi lavoratori libanesi e le loro famiglie e analoghi provvedimenti sarebbero pronti nelle altre monarchie del Golfo con la minaccia una crisi economica epocale in un Paese che dall’inizio della crisi siriana vive essenzialmente delle rimesse degli emigranti.
Tensioni interne
Una campagna di delegittimazione del Libano che innalza lo scontro.
I filo-sauditi del “Fronte 14 marzo” appoggiati dalla comunità sunnita rappresentata dall’ex premier Saad Hariri, che ha anche cittadinanza saudita.
I sostenitori della resistenza e del regime siriano del “Fronte 8 marzo” guidati da Hezb’Allah e appoggiati dal partito cristiano-maronita “Corrente dei Liberi Patrioti” del generale Aoun.
Gli schieramenti
Di fatto, si delineano nella regione due schieramenti:
A) da un lato, l’intera “mezzaluna sciita” con Iran, Iraq, il regime alawita siriano e Houthi yemeniti è al fianco di Hezb’Allah e Libano, con Teheran pronta a finanziare con 7 miliardi di dollari le forze armate libanesi;
B) dall’altro, Turchia, Fronte del 14 marzo libanese, CCG, numerosi Paesi arabi dell’asse sunnita e Israele sono pronti a impedire che il Libano vada a rinforzare l’Iran.
Gli Stati Uniti, secondo quotidiani libanesi, cerca di mediare avendo promesso a una delegazione parlamentare libanese in visita a Washington di intervenire su Riyadh affinché non blocchi gli aiuti militari a Beirut per il ruolo strategico che l’esercito libanese svolge in quell’area combattendo contro il terrorismo di Daesh e al-Nusra.
La partita interna
In Libano accuse consolidate fra i due fronti.
Per Hezb’Allah e i suoi vertici, di aver trascinato il Paese in una guerra che ha devastato l’economia con l’arrivo di oltre un milione di emigranti, in un Paese privo da oltre un anno di un Presidente per l’incapacità dei partiti di raggiungere un accordo sul candidato.
Replica di Hezb’Allah: abbiamo salvato il Paese nella guerra scatenata nel 2006 da Israele.
Rischio di una nuova guerra civile, il Libano e, peggio, Hezb’Allah che potrebbero essere un bersaglio per Israele.
Nuova campagna israeliana?
Israele ha elaborato una nuova strategia sulla “guerra asimmetrica in zone urbane” in fase di attacco e di difesa per colpire nello stesso tempo da terra e aria più obiettivi. L’esperienza nella guerra in Libano del 2006 e l’attacco del 2014 a Gaza, rielaborata dal Capo di Stato Maggiore israeliano Gadi Eisenkot: “colpire duro i centri decisionali di comando del nemico e annientare le sue attività” eseguendo queste due cose contemporaneamente.
Il programma prevede la formazione di un reparto speciale, che sarebbe nato a gennaio per rinforzare le unità tattiche di terra. Difesa preventiva che prevede l’attacco, è la lettura, e ciò non rassicura.