Due ostaggi italiani uccisi in Libia. Scudi umani o avvertimento?

Ancora verbi al condizionale per un pietoso rispetto umano orma inutile nei confronti delle famiglie. Poche notizie e strane certezze diciamo nel sommario: Fausto Piano e Salvatore Failla, dipendenti della società di costruzioni Bonatti rapiti con altri due colleghi nel luglio scorso sarebbero stati uccisi in Libia. “Usati come scudi umani”, attribuiscono alla Farnesina. Dettaglio sorprendente nell’assenza ufficiale di notizie senza condizionale.

Salvatore Failla e Fausto Piano

Salvatore Failla e Fausto Piano

Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla erano stati rapiti lo scorso 20 luglio mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, vicino al compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell’Eni. L’intelligence italiana aveva accreditato quasi subito l’ipotesi che gli italiani fossero stati sequestrati da una delle tante milizie della galassia criminale che imperversa nel Paese. Un sequestro a scopo di estorsione, dunque, opera di criminali “comuni”.

La preoccupazione, quindi, è stata da subito quella di scongiurare che venissero ceduti, in blocco o singolarmente, ad uno o più gruppi legati all’Isis, ormai infiltrato in diverse aree della Libia e molto interessato a gestire i sequestri, anche per i notevoli risvolti mediatici. Secondo una delle ipotesi accreditate nei mesi scorsi da fonti militari libiche, i quattro italiani sarebbero finiti “nelle mani di gruppi vicini ai miliziani di Fajr Libya”, la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l’unico riconosciuto a livello internazionale.

Secondo questa ricostruzione, i miliziani avrebbero proposto uno scambio: i nostri connazionali con sette libici detenuti in Italia e accusati di traffico di migranti. Ma non c’è mai stata alcuna conferma e per mesi non ci sono state notizie. Secondo un testimone libico rientrato a Tunisi da Sabrata, i due italiani uccisi sarebbero stati uccisi durante una sparatoria nella regione di Sabratha mentre stavano per essere trasferiti da un covo all’altro. Da tempo, qui le fonti devono essere per forza quelle di Aise, Piano e Failla era stati separati dagli altri due colleghi, e ieri si trovavano a bordo di uno dei mezzi di un convoglio dell’Isis attaccato dalle forze di sicurezza libiche.

Un video di circa 30 secondi pubblicato sulla pagina del Media Center di Sabrata mostra diversi cadaveri in un appartamento, che si ritiene sia il ‘covo’ dell’Isis che le milizie locali affermano di aver preso di mira nel blitz di ieri sera a Sorman, alla periferia della città costiera dove sarebbero stati uccisi i due tecnici italiani della Bonatti. Nelle sequenze si notano alcuni corpi, mentre una voce fuori campo scandisce la conta dei morti, arrivando fino a 14. Ovunque cartoni e almeno un paio di sacchi a pelo di colore rosso, con i quali apparentemente gli occupanti dell’abitazione avevano messo insieme dei giacigli di fortuna.

Altra fonte, un testimone libico, rientrato a Tunisi da Sabrata, ha riferito all’Ansa che Fausto Piano e Salvatore Failla «sono stati usati come scudi umani» dai jihadisti dell’Isis, e sarebbero morti «negli scontri» di ieri con le milizie a sud della città, nei pressi di Surman. Attorno a Sabratha ieri le forze di sicurezza libiche hanno ucciso 7 sospetti combattenti Isis. Le brigate locali a caccia di militanti jihadisti da quando, martedì scorso, alcuni membri dell’Isis hanno preso per breve tempo il controllo del centro città e hanno decapitato oltre 10 membri della bande armate rivali. Uno scannatoio e vendette a seguire.

Va ricordato che venerdì scorso proprio a Sabratha gli Stati Uniti avevano compiuto un raid aereo contro un campo di addestramento dello Stato islamico, raid con droni armati che mirava a colpire Noureddine Chouchane, il tunisino legato ai due grandi attacchi dell’anno scorso in Tunisia al museo del Bardo a Tunisi e quello sulla spiaggia di Sousse. In quel raid rimasero uccisi due prigionieri della diplomazia serba tenuti in ostaggio. Per gli italiani sorte altrettanto sfortunata e casuale, ci dicono al momento. Salvo ipotizzare che si sia trattato invece di un messaggio ben mirato alla vigilia di un intervento internazionale in Libia che vede l’Italia in prima fila.

Tags: Ostaggi
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