
Dalla tendopoli della Giunga di Calais a un campo contaminato da sostanze chimiche. È beffarda e drammatica la risposta della Francia alla gestione delle migliaia di profughi in cerca di un destino migliore in Inghilterra. Un centinaio di container bianchi, senza acqua né servizi igienici e senza cucina è stato organizzato lontano dalla città di Calais, su un terreno insalubre accanto alla tangenziale autostradale che porta da un lato all’imbarco dei traghetti e dall’altro al tunnel sotto la Manica.
Quel terreno però è inquinato. Perfino le falde acquifere sono compromesse dagli scarichi industriali della società chimica Tioxide. Alcuni profughi in passato hanno usato quell’acqua per lavarsi. È l’unica acqua calda a disposizione. Anche se provoca piccole abrasioni alla pelle, fino a scatenare un fastidioso spellamento. Quell’acqua è infatti riscaldata dagli scarichi della fabbrica.
Il benvenuto del governo francese ai bambini, alle donne e agli uomini di Calais sono dunque quelle centoventicinque “scatole di alluminio”, con camere da dodici letti a castello ognuna. Un moderno campo di concentramento, denuncia il sito d’inchiesta francese Mediapart, circondato da filo spinato per meglio controllare gli sfortunati ospiti. È qui che verranno ammassati millecinquecento degli oltre seimila esuli ed esiliati sgomberati da Calais.
L’Inghilterra per loro è sempre più lontana. Un cordone di polizia e filo spinato segna un confine difficile da valicare. In attesa del riconoscimento dello status di rifugiati o dell’espulsione definitiva dalla Francia, sono migliaia i profughi vittime di una vera e propria discriminazione umanitaria.
Il “rifugio temporaneo” (PAC), come viene definito dalle autorità francesi, sarà inaccessibile persino alle associazioni umanitarie che finora si sono presi cura degli ospiti della Giungla. Da lì si esce solo per mangiare o per essere espulsi.
Gli altri migranti verranno dirottati nei “centri di accoglienza e di orientamento” (CAD), seminati e improvvisati su tutto il territorio francese. Questi centri sono stati progettati per consentire ai profughi e ai rifugiati di fare domanda di asilo, oppure con lo scopo dichiarato di espellere quanti secondo la Francia non hanno diritto ad essere assistiti in Europa.
Resterà poco della Giungla di Calais e dei rifugi di fortuna spazzati via dai bulldozer della polizia. L’ordinanza di sgombero del prefetto di Pas-de-Calais Fabienne Buccio, era stata temporaneamente sospesa dal tribunale amministrativo di Lille. Ma poi le ruspe hanno raso al suolo tutto, o quasi. Persino una moschea e una chiesa. Creando una terra di nessuno in cui gli spostamenti delle persone sono facilmente controllabili e neutralizzabili. Contro la possibilità di preservare ogni diritto all’umanità.