
La destra ultra nazionalista e bigotta e xenofoba e antisemita polacca s’inventa la storia a suo uso e consumo offendendo il comune senso del ridicolo, oltre che la verità.
Chi ha fatto cadere il comunismo in Polonia?
‘Nel dicembre del 1970, dopo un aumento dei prezzi alimentari, sulla costa baltica arrivarono gli scioperi e la rivolta, violentemente repressa’, ricorda Guetta. ‘Centinaia di operai rimasero uccisi o feriti e la polizia politica, l’Sb, inviata nella regione per individuare i capi della rivolta, procedette ad arresti di massa’.
E qui siamo alla storia nota a tutti che oggi qualcuno in Polonia cerca di inquinare.
Sempre in quell’inverno del 1970-71, ‘Ci furono pestaggi, ricatti e minacce di licenziamenti per ristabilire l’ordine. Uno degli arrestati, come tanti altri, finì per firmare un documento in cui si impegnava a comportarsi da buon cittadino sostenendo la polizia politica’.
Quest’uomo, un giovane elettrotecnico, si chiamava Lech Wałęsa, oggi conosciuto in tutto il mondo per aver guidato gli scioperi del 1980 a Danzica che avrebbero sancito la nascita di Solidarność, primo sindacato indipendente del blocco sovietico che ha favorito il crollo del comunismo non solo in Polonia.
L’episodio del documento firmato nel 1970 non era noto, addirittura parte del film dedicato all’ex operaio divenuto poi Presidente della Polonia pluralista. Sapevamo che il giovane Wałęsa era stato costretto dal regime, come migliaia e migliaia di altri a promettere collaborazione mai data, al punto che ne parla anche il film di Andrzej Wajda.
Eppure la destra nazionalista, arrivata al potere lo scorso autunno, se n’è impadronita e il 22 febbraio ha pubblicato alcuni documenti dell’Sb, lo ‘Służba Bezpieczeństwa’, il servizio segreto dell’allora Repubblica Popolare di Polonia. Documenti venduti dalla vedova di Czesław Kiszczak, uomo del controspionaggio e ministro dell’interno del passato regime.
In questi documenti non c’è niente di nuovo, tranne un rapporto dell’8 giugno 1976 in cui si segnala che Lech Wałęsa, nome in codice ‘Bolek’, rifiuta di avere qualsiasi rapporto con i servizi di sicurezza e che la sua “arroganza” è tale che non vale la pena insistere. Perché allora la destra ha ripescato questa vicenda?
La risposta di Guetta è lapidaria: la storia della caduta del comunismo in Polonia non è stata scritta dalla destra ultra nazionalista ma dalla chiesa non ancora segnata da Radio Maryja, dagli scioperi operai e da intellettuali provenienti dal comunismo, dal cattolicesimo sociale, dall’ex partito socialista e dalle manifestazioni studentesche del 1968.
Per i nazionalisti, questi intellettuali, gli operai e i comunisti sono un tutto indistinto, sono ‘sinistra’. La seconda cosa ignorata dalla destra è che l’organizzazione delle elezioni libere nel 1989, quelle dell’avvento della democrazia, è stata negoziata tra il regime guidato da Jaruzelski e l’opposizione, guidata da Wałęsa.
Ricordato come ‘la tavola rotonda’, questo processo aveva ispirato le diverse ‘rivoluzioni di velluto’ in tutta l’Europa centrale, ma per i nazionalisti quei negoziati sono solo la prova di un complotto. ‘Ai loro occhi -denuncia Guetta- i comunisti hanno organizzato la trattativa per conservare il potere strumentalizzando la figura di Lech Wałęsa’.
‘Insomma, i nazionalisti vogliono presentarsi come gli unici polacchi meritevoli e accusare tutti gli altri di essere traditori. Una riscrittura della storia degna di Stalin’.