
Un enorme rotolo di domopak potrebbe avvolgere l’intera superficie della terra. È la curiosa scoperta di un team di scienziati inglesi guidati da professor Jan Zalasiewicz dell’Università di Leicester. Secondo lo studio pubblicato dalla rivista scientifica Anthropocene, da dopo la seconda guerra mondiale l’essere umano ha prodotto tanta plastica da impacchettare l’intero pianeta.
Peccato non poterlo conservare come si fa coi cibi in frigorifero. Al contrario il rischio è quello di soffocarlo. È l’ulteriore conferma – dicono gli scienziati – che le attività umane stanno avendo un impatto dannoso sul nostro mondo.
La notizia, apparsa sul Guardian pochi giorni fa, è l’ennesimo allarme lanciato dalla comunità scientifica internazionale sul legame tra produzione industriale e cambiamento climatico.
I risultati della ricerca hanno sorpreso persino gli scienziati. “Sapevamo che gli esseri umani avessero prodotto crescenti quantità di plastica di diverso tipo nel corso degli ultimi 70 anni – ha commentato Zalasiewicz – ma non avevamo idea di quanto lungo fosse stato il suo viaggio sul pianeta. Adesso scopriamo che non soltanto ha galleggiato attraverso gli oceani, ma che si è insinuata negli angoli più remoti dei fondali marini. E questo non è sintomo di buona salute per la nostra terra”.
C’è tanta plastica annidata nella crosta terrestre e negli oceani da essere considerata come indicatore di una nuova era geologica. Ovvero l’Antropocene, che rimpiazza l’Olocene iniziato circa 12.000 anni fa.
Esistono già intere isole sommerse di rifiuti, gigantesche discariche che modificano la catena alimentare. Sono coinvolte persino le regioni polari, finora considerate incontaminate. Nel 2014 gli studiosi hanno trovato significative quantità di granuli di plastica congelati nel Mar Glaciale Artico.
Non c’è più angolo della terra libero dalla nostra spazzatura. Resti di bottiglie, sacchetti del supermercato, grumi di polistirolo, compact disc, filtri di sigaretta, calze di nylon e altre materie plastiche. È il lungo elenco stilato dai ricercatori che avvertono: la plastica è entrata a far parte anche della nostra alimentazione attraverso i pesci che mangiamo. Senza contare quella assimilata dai gabbiani che la restituiscono alla terra e al mare sotto forma di escrementi. Impossibile che la natura riesca a smaltire tutto.
Dal 1945 ad oggi il mondo ha prodotto circa 5 miliardi di tonnellate di plastica, al ritmo vertiginoso di 300 milioni di tonnellate all’anno con una progressione aritmetica crescente. Tanto da far immaginare il raggiungimento dei 30 miliardi entro fine secolo. “L’impatto sarà colossale”, avverte ancora il professor Zalasiewicz.