
Javd Zarif, il ministro degli Esteri iraniano, con un suo messaggio Twitter inviato subito dopo la fine composta e senza strappi della mini-crisi sui dieci marinai Usa fermati dai Pasdaran, scuote la diplomazia mondiale. Un cinguettio ermetico quello di Zarif, nella sua incontestabile saggezza: «La diplomazia è appannaggio dei saggi, non degli arroganti arricchiti». Chi l’arrogante arricchito che può aver peritato lo strale iraniano se non il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump?
Trump, in occasione della crisi tra sauditi e iraniani per l’esecuzione dell’imam sciita Nimr al-Nimr si è schierato dalla parte di Riad, dicendo che gli Usa «dovrebbero difendere l’alleato storico saudita dalla minaccia iraniana». Ma c’è anche chi, non convinto del riferimento a Trump avanza altre ipotesi: ad esempio un affondo al ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah Bin Zayed Al Nahyan. Il ministro sempre su Twitter aveva attaccato Zarif dopo il suo recente articolo sul New York Times, in cui accusava Riad di cui gli Emirati sono alleati.
Sembra una brillante ma secca incursione nella campagna elettorale americana. Ovviamente il ministro iraniano Javd Zarif non cita mai Trump. Ma è difficile pensare che, parlando di «arroganti arricchiti», non avesse in mente proprio il magnate newyorchese. Ed è difficile anche dargli torto rispetto ai primo assaggi di politica estera che il candidato presidente spara nei suoi comizi. Ma Trump vola nei sondaggi e ribadisce la sua linea dura su rifugiati e Islam, dicendo esplicitamente di non essere interessato al “politicamente corretto”.