
La Polonia di papa Wojtyla e di Solidarnosc tradita dai forcaioli bigotti di Radio Maryja finisce sotto ‘processo’ Ue per sospetta violazione delle regole di uno Stato di Diritto. L’autoritarismo prepotente della destra bigotta di Jarosław Kaczyński, le proteste popolari e le preoccupazioni a Bruxelles, oltre alle riflessioni amare dello stesso ex presidente e leader sindacale Lec Walesa.
L’indagine vuole accertare se il nuovo governo ultraconservatore ha infranto o meno i principi democratici comunitari imponendo il suo controllo su stampa e magistratura. Secondo alcuni funzionari europei, la commissione avrebbe preferito rimandare l’apertura di una procedura formale ma è stata ‘sollecitata’ dalla critiche di due anni fa per non aver contrastato con sufficiente forza la deriva autoritaria intrapresa dal primo ministro ungherese Viktor Orbán.
Gli oppositori di Jarosław Kaczyński, capo del partito Diritto e giustizia, Pis, cui appartiene anche la prima ministra Beata Szydło, lo accusano di voler cancellare l’indipendenza della magistratura e la libertà di espressione. I suoi sostenitori affermano invece che il governo ha il diritto di difendere i valori cattolici e nazionali e di dimostrare la propria indipendenza da Bruxelles. Un portavoce del governo di Varsavia ha minimizzato l’apertura dell’inchiesta, definendola una ‘procedura standard’.
L’indagine si concentrerà soprattutto sulla corte costituzionale polacca dopo che il governo ne ha modificato funzionamento e composizione in modo da limitarne i poteri di controllo sul governo. Bruxelles si preoccupa anche per l’attacco alla televisione pubblica e per iniziative che minacciano l’indipendenza della magistratura. Se l’analisi della situazione accerterà l’esistenza di ‘un pericolo sistemico per lo stato di diritto’ si aprirà un dialogo con la Polonia ‘per trovare una soluzione’.
Se non si arriverà ad una soluzione concordata, la terza fase prevede una serie di sanzioni tra cui -ultima- la privazione del diritto di voto all’interno dell’Unione. Un meccanismo per dare tempo al tempo; procedura adottata nel 2014 per impedire all’Ungheria e alle sue misure liberticide di creare un precedente. Un momento storico per l’unità europea in cui la Commissione continua a dover prendere le distanze dai governi nazionali affermando il suo ruolo di garante dei trattati.
Il braccio di ferro cominciato ieri sottolinea le profonde differenze di vedute tra gli stati dell’Unione usciti dal blocco sovietico e quelli che non ne facevano parte. Malgrado l’avanzata dell’estrema destra e con l’eccezione del Regno Unito, la vecchia Europa ha come obiettivo un’unione sempre più stretta, mentre la giovane Europa ha riconquistato l’indipendenza troppo recentemente per desiderare davvero un’evoluzione federale.
Bernard Guetta su Internazionale commenta: ‘Le società dell’Europa centrale sono più conservatrici di quelle dell’ovest. Il matrimonio omosessuale, per esempio, non è ancora accettato, e l’accoglienza dei profughi siriani lo è ancora meno. Oggi all’interno dell’Unione convivono due anime, e questo contrasto rappresenta una sfida tra le più difficili per l’Europa unita’.