
Recita politico diplomatica in casa musulmana con copione scontato, salvo il finale possibile che fa tremare il mondo. Tutti gli Stati e i potentati sunniti in gran maggioranza arabi, attorno alla casa regnante dei Saud; tutti gli Stati e le popolazioni di fede sciita, attorno all’Iran, all’antica Persia che, ancora oggi, ricorda di essere stata prima conquistata e poi convertita dagli arabi. Ma non del tutto.
Per Bernard Guerra, su Internazionale, il fatto che l’Iran sia diventato sciita rispetto all’Arabia Saudita sunnita, non è un caso. ‘Per proteggere la loro identità all’interno di un mondo islamico essenzialmente arabo, gli iraniani scelsero presto lo sciismo, corrente minoritaria dell’Islam di cui il paese è baluardo in contrasto con l’Arabia Saudita, sunnita come la maggioranza dei musulmani’.
Dunque, rivalità nazionali tra popoli e potenze e cui si è aggiunto un conflitto religioso. Molto più vicino del settimo secolo e delle diatriba sugli eredi dei Maometto. Versione più recente dello scontro, la rivoluzione iraniana del 1979. Komeini che abbatte la monarchia dello Scià senza nascondere il disprezzo per le famiglie reali dell’Arabia Saudita e del Golfo, e crea la Repubblica Islamica.
L’Iran diventa riferimento e tutore delle minoranze sciite variamente collocate al potere o all’opposizione in Medio Oriente. Affidandosi all’azione dei rispettivi fedeli, dall’Iraq alle Siria, dal Libano allo Yemen, Arabia Saudita e Iran hanno continuato a sfidarsi per ottenere la prevalenza regionale non in nome delle rispettive obbedienze islamiche, ma di puro e classico dominio regionale.
L’intervento americano in Iraq -sempre Bernard Quetta ricorda- ha ulteriormente peggiorato la situazione strappando il controllo del paese alla minoranza sunnita e affidandolo alla maggioranza sciita. Le premesse per la nascita del sunnismo integralista di Al Baghdadi e del vecchio entourage sunnita di Saddam. Ultimo colpo Usa letto da Riyadh, il compromesso sul nucleare raggiunto con Teheran.
E qui l’interpretazione geopolitica sfiora il gossip coronato su prìncipi sauditi che si sentirebbero traditi e abbandonati da Washington, dopo essere stati sedotti. Ora gli arabi sauditi, in difficoltà in casa e con la guerra dello Yemen ai confini, si sentono costretti a difendersi da soli, in una sfifa forse troppo audace per le loro forze: combattere allo stesso tempo l’Iran sciita e i jihadisti sunniti.
Gran finale, la domanda del titolo. Dove rischiamo di arrivare? Come molti, anche noi riteniamo l’ipotesi di una guerra improbabile. Ambedue i Paesi soffrono la caduta del prezzo del petrolio. L’Arabia Saudita, pur contando su armamenti più moderni, non ha un vero e proprio esercito. Rischio guerra zero? No. Certo, prospettive di pace più lontane in Siria, Yemen e in tutto il Medio Oriente.