‘Libera stampa’ è bestemmia
per la destra bigotta polacca

Come nell’Ungheria di Orban, più di Orban, peggio di Orban. Dopo una discussione fulminea al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, i politici del partito di estrema destra Giustizia e Libertà, il PiS di Jaroslaw Kaczynski, hanno superato i colleghi ungheresi di Fidesz a destra.

 

La contestata legge, che richiama le riforme introdotte in Ungheria da Orban, prevede l’immediata sospensione di tutti i componenti delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione di media pubblici polacchi e conferisce al ministro del Tesoro la facoltà di nominare i nuovi responsabili senza il dovere di scegliergli attraverso concorsi o alcune altra forma di selezione oggettiva.

 

 

Il leader partito di estrema destra Giustizia e Libertà, Jaroslaw Kaczynski

Il leader partito di estrema destra Giustizia e Libertà, Jaroslaw Kaczynski.

 

Il PiS non ha fatto nulla per nascondere la volontà di rappresaglia nei confronti dei giornalisti ‘non amici’ della formazione fondata dai fratelli Kaczynski; resa dei conti che si preannuncia trasversale. Durante il dibattito parlamentare di mercoledì scorso, il capo della cancelleria del primo ministro, Beata Kempa ha affermato che la purga toccherà tutti i rappresentanti delle testate d’informazione pubbliche.

 

Un compito che potrebbe rivelarsi più facile del previsto per il PiS, date le dimissioni a catena in segno di protesta di numerosi dirigenti dei media polacchi. Sul fronte dell’emittente statale Telewizja Polska (Tvp), si segnalano le defezioni del primo e secondo canale, del settore Kultura e dell’Agenzia televisiva d’informazioni.

 

 

 

Anche i giornalisti stranieri del servizio radiofonico internazionale della Polskie Radio temono un giro di vite. Durante il precedente governo targato PiS ai redattori venne chiesto di firmare una dichiarazione di responsabilità in cui i giornalisti si impegnavano a non distorcere la realtà polacca e a rinunciare a qualsiasi attività politica, ricorda Nick Hodge, redattore britannico di Polskie Radio.

 

I rappresentanti del governo targati PiS sostengono in particolare di voler sottrarre i mezzi d’informazione di carta stampata ‘all’influenza straniera’. La retorica di una Polonia diventata «condominio di Berlino», anche se buona parte dei giornali sono di proprietà di gruppi editoriali tedeschi.

 

 

 

Ed è proprio al quotidiano tedesco ‘Die Welt’ che Lech Walesa aveva rilasciato alla vigilia di Natale un’intervista critica nei confronti del nuovo governo PiS guidato dalla premier Beata Szydlo e l’involuzione conservatrice pro-PiS del primo sindacato libero post comunista Solidarnosc.

 

La polarizzazione della società polacca ha raggiunto punte preoccupanti, denuncia Giuseppe Sedia su il Manifesto. Da un lato l’idillio politico xenofobo e fortemente reazionario in politica interna. Dall’altro lato, tra Varsavia e Budapest, forti divergenze in politica estera nei confronti della Russia di Putin, sostenuta da Orban e demonizzata da Kaczynski.

 

 

Il ministro della Difesa Antoni Macierewicz

Il ministro della Difesa Antoni Macierewicz

 

Problemi con la nuova dirigenza polacca anche con gli altri due Stati del ‘gruppo di Visegrad’, Cechia e Slovacchia. Una Piolonia troppo a destra anche per la destra europea. Con personaggio di spicco il ministro alla Difesa Antoni Macierewicz. Una vicenda da raccontare.

 

Una sorta di mini-putsch per la rimozione del colonnello Krzysztof Dusza, responsabile della struttura di intelligence Nato scelto dal precedente governo di Piattaforma civica. Lo squadrone di Macierewicz avrebbe sequestrato numerosi fascicoli. Episodio storico: nessun paese membro si era mai reso protagonista di un attacco verso una struttura della Nato sul proprio territorio. Follia.

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