
L’agenzia ANSA da Teheran. “Il ‘califfo’ Abu Abr Al Baghdadi si sarebbe rifugiato a Sirte, in Libia, proveniente dalla Turchia dove era stato portato per curare le gravi ferite riportate in un raid aereo iracheno nell’ottobre scorso. Lo riferisce l’agenzia iraniana Fars, citando fonti libiche anonime”.
Fonti anonime e nessuna certezza, molti dettagli ed esagerazioni.
Il leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi sarebbe rimasto gravemente ferito lo scorso ottobre e curato in una località sconosciuta della Turchia.
Poi la notizia scivola verso la fantapolitica.
Un trasferimento quello di Al Baghdadi ferito, fatto «dalla Cia in coordinamento con i servizi di intelligence turca», per poi essere portato a Sirte, capoluogo del Califfato in Libia.
Versione iraniana col sapore di propaganda.
Seconda versione, più credibile: a mettere in salvo al Baghdadi i servizi Turchi.
La Cia, facendo il suo mestiere, sapeva.
La notizia diffusa dall’agenzia di stampa iraniana Fars, e non è stata ancora verificata da testate indipendenti. Va quindi presa con molta prudenza.
Fra Iran e potenze sunnite come Turchia e Arabia saudita è in corso anche una guerra mediatica a colpi di propaganda e disinformazione.
Se fosse confermata la notizia metterebbe Ankara pesantemente sul banco degli imputati come principale complice dell’Isis.
La notizia del ferimento di Al Baghdadi era stata diffusa da media iracheni un prima volta nell’aprile scorso e mai confermata dall’Intelligenze occidentale. In estate altre fonti irachene aveva detto che il leader islamista era rimasto paralizzato. A ottobre ancora Baghdad aveva affermato che il Califfo era stato colpito in un altro raid che aveva distrutto un convoglio dell’Isis vicino a Ramadi.
E’ in corso uno scontro frontale fra Al Abadi, il premier sciita iracheno, e il governo turco, che ha inviato 1200 soldati e 30 tank nel Kurdistan iracheno senza chiedere il permesso a Baghdad.
Sia l’Iraq che l’Iran, alleati della Russia, cercano in questo momento di mettere in difficoltà Ankara, accusata di collusioni con l’Isis e di essere il maggior beneficiario del traffico illegale di petrolio dai territori controllati dagli islamisti sunniti.
Un’altra accusa ricorrente nei confronti della Turchia di Erdogan è proprio quella di accogliere i combattenti dell’Isis feriti nei propri ospedali.
Il trasferimento a Sirte, città natale di Gheddafi ora nelle mani dei jihadisti, si spiegherebbe con la necessità di fuggire alla caccia dell’Intelligence Scharing Center di Baghdad, dove operano congiuntamente i servizi di Iraq, Iran, Russia e Siria.
Braccato da più parti, il ‘califfo’ avrebbe dunque trovato un più sicuro rifugio a Sirte, definita dalla fonte libica della Fars “la roccaforte jihadista più sicura al mondo”.