
Perché abbattere un aereo impegnato nella lotta contro lo Stato Islamico? Era un favore agli uomini del Califfo con cui la Turchia di Erdogan ha sempre trescato? Per quello e per il petrolio di Isis che la Turchia compra a basso prezzo e poi commercializza nel mondo. L’accusa viene direttamente da Putin, mentre le severissime sanzioni economiche russe già colpiscono la Turchia.
“La Russia – ha detto il presidente Putin – ha motivo di “sospettare che il Su-24 sia stato abbattuto per assicurare forniture illegali di petrolio dall’Isis alla Turchia”. Lo riporta l’agenzia Tass. “Abbiamo recentemente ricevuto informazioni aggiuntive che confermano che il petrolio proveniente dalle zone controllate dall’Isis viene consegnato in Turchia su scala industriale”, ha aggiunto Putin.
Sulle intenzioni di Mosca di formare un’ampia coalizione anti-terrorismo, ‘Sì’ del presidente russo , “ma questo non può essere fatto mentre qualcuno continua a utilizzare diverse organizzazioni terroristiche per raggiungere i propri obiettivi”. Non solo. Il portavoce del Cremlino alla conferenza sul clima, ha fatto sapere che Vladimir Putin non incontrerà il presidente turco Erdogan.
Il presidente turco ribatte: “Se ci sono i documenti, devono mostrarli, vediamoli. Se questo viene dimostrato, io non rimarrò nel mio incarico. E lo dico a Putin: lui manterrà il suo incarico?”. Dichiarazioni tonanti e imbarazzi in casa per il coinvolgimento del figlio del presidente, Bilal, giovane armatore di successo che avrebbe l’esclusiva del trasporto di petrolio Isis dal porto di Cyan al Giappone.
Problemi per Erdogan che ha la promessa 3 miliardi dall’Europa per frenare l’afflusso di profughi, ma non convince sulle manovre in Siria. Svaniti i sogni di egemonia regionale, il presidente ha ‘difeso’ la sovranità turca con un atto di guerra contro il più importante partner commerciale. E in poche ore, anni di interventi clandestini in Siria sono diventati inutili e controproducenti.
E l’abbattimento del Sukoi di Mosca un atto inutilmente provocatorio e strategicamente controproducente.