
Prende forma la coalizione internazionale contro il terrorismo. «Una larga coalizione contro Isis e una più stretta cooperazione tra chi la combatte» concordano Putin e Hollande, i due presidenti accomunati dal lutto dei due attentati più recenti e clamorosi rivendicati dal Califfato. È la tappa finale della spola diplomatica del presidente francese, la più difficile perché è in gioco il ritorno della Russia in Occidente dopo il lungo isolamento per la crisi ucraina.
Putin
«So che domani [oggi] a Parigi è il giorno del ricordo. Soffriamo con voi per le perdite subite dalla Francia. Anche la Russia ha subito gravi perdite a causa di atroci attentati contro aerei civili. E tutto questo ci porta a unirci nella lotta contro il male comune», ha spiegato Putin.
«Una larga coalizione anti-terrorismo che è assolutamente necessaria e in questo senso le nostre posizioni coincidono».
Hollande
«Il nostro nemico è Daesh, lo Stato islamico, che ha un territorio, un esercito e risorse. Per questo le potenze mondiali devono creare una grande coalizione per colpire questi terroristi in Siria e in Iraq», ha dichiarato Hollande. «Sono a Mosca con voi per vedere come possiamo agire insieme e coordinarci in modo da poter colpire questo gruppo terroristico, ma anche per raggiungere una soluzione politica per la pace».
Il jet russo abbattuto
Ma l’abbattimento del jet russo nei cieli di Latakia da parte della Turchia ha creato una crepa nel blocco occidentale anti Isis che si profilava nella reazione unanime alle stragi di Parigi. Interessi strategici turchi che non coincidono col sentire della maggioranza dei Paesi Nato, ma che i vincoli di alleanza costringono a dar ragione a un imbarazzante alleato.
Le quasi scuse
Erdogan rifiuta le scuse chieste da Mosca ma concede: ‘avessimo saputo che era russo non lo avremmo abbattuto’. Bel giro di parole. Quando hanno sparato al jet a chi credevano appartenesse, ai terroristi?
Per Ankara un azzardo giustificato ufficiosamente con la questione curda sui confini non più e solo dell’Iraq ma ora anche della Siria. Antica fobia turca con qualche reale problema interno.
Quel lezzo di petrolio
Ma era accaduto dell’altro. I massicci bombardamenti aero-navali russi avevano distrutto non solo centinaia di autocisterne del Califfato piene di petrolio, ma anche una quindicina di depositi di stoccaggio e di raffinerie nella principale zona di produzione petrolifera dell’Isis, Deir Ezzor, “privando così i terroristi di 1,5 milioni di dollari di incassi quotidiani”, dichiarava Mosca.
L’armatore Bilal Erdogan, figlio del presidente. Titolo del giornale: ‘da dove vengono così tanti soldi?’
Interessi di famiglia
Colpo duro alle finanze Isis ma anche a quelle dei trafficanti che, con questo commercio illegale, stanno guadagnando enormi somme di denaro. Tra queste -denuncia il partito d’opposizione turco Chp, la compagnia di trasporti marittimi Bmz Ltd., che caricherebbe il petrolio dell’Isis al porto di Ceyan e lo trasporterebbe in Giappone. Armatore, Bilal Erdogan, figlio del presidente turco.
Viene voglia di impicciarsene.