Ma il nucleare italiano è davvero morto? La Sogin e i fantasmi

Una società pubblica creata per liquidare il nucleare italiano, come da referendum popolare, e tempi infiniti nel farlo con sospetti sulle vere intenzioni dell’apparato industriale nucleare che preme alle spalle e dentro la società che doveva aver già finito tutto e non è neppure a metà strada

IL NUCLEARE ALL’ITALIANA

Tra il nucleare Sì e il nucleare No, c’è il nucleare all’italiana, quello delle scorie e degli impianti dismessi ma non ancora messi in totale sicurezza ambientale. Il nucleare che minaccia la sicurezza di tutti senza produrre benefici energetici con solo costi e rischi. Il peggior nucleare possibile.

Raccontavamo il 17 novembre

https://www.remocontro.it/2015/11/17/pasticcio-atomico-intrallazzi-nucleari/

‘Sogin, una società pubblica che doveva ripulire l’Italia da qualsiasi residuo nucleare del suo passato in una decina d’anni. 15 anni dopo ha fatto appena il 15 per cento del lavoro nello smantellamento degli impianti nucleari. E il governo non ha ancora deciso e resi pubblici i siti per le scorie’.
L’Italia che da decenni ha da smantellare e mettere in sicurezza le quattro centrali nucleari di casa a Trino, Caorso, Latina e Garigliano e all’impianto Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo.
Nel 1999 nasce, Sogin, società pubblica. Tempo una decina d’anni per smantellare gli impianti, ripulire e proteggere le scorie nel deposito nazionale, dando la massima sicurezza ai cittadini, fu detto allora.
15 anni dopo, la Sogin, che non dovrebbe più esistere, ha fatto forse il 15% del lavoro necessario.

I FATTI

Il 27 ottobre aveva rimesso il suo mandato Riccardo Casale, amministratore delegato di Sogin. Scontro insanabile dichiarato e noto col presidente Giuseppe Zollino.

Lettera di dimissioni, scrivevamo, incorrendo in una inesattezza.
«Remissione dal mandato» scriveva l’amministratore delegato, e non dimissioni. Che vuol dire, aver messo l’incarico avuto a disposizione del ministro Padoan per problemi in casa Sogin.
A dire, ‘caro Ministro, le cose così non vanno, decidi tu, io sono pronto a lasciare. Mentre tu decidi io continuo a lavorare’.
Quindi Riccardo Casale resta al suo posto, a continuare lo scontro ormai aperto col presidente del CdA Giuseppe Zollino, accusato di convocazione consiliare ‘lenta’ e decisamente pigra. Probabilmente non a caso.

Proviamo a chiarire alcune questioni chiave:

1)                  Cosa c’è dietro lo scontro interno Sogin.
2)                  Cosa deve decidere il governo per Socin.
3)                  Questione sicurezza del dopo nucleare.

LO SCONTRO SUL NUCLEARE.

Ormai appare chiaro che attorno alla società che da 15 anni deve smantellare e porre in sicurezza il vecchio nucleare, si muovono anche interessi di nuovo nucleare. Con strategie a prender tempo, in attesa di altre future sensibilità ambientali.

Green economy o ritorno a velleità nucleari

A questo punto della querelle, qualcheduno ai vertici  Sogin dev’essere cacciato, ma chi?
– L’AD che ha iscritto Sogin al Forum della Green Economy?
– Il Presidente che la voleva nella AIN, l’Associazione Italiana Nucleare?
Posizioni leggermente divaricanti rispetto agli scopi stessi della Sogin.

COSA DEVE DECIDERE IL GOVERNO

Dopo la remissione del mandato da parte di Riccardo Casale al governo, ministero dell’economia come azionista e quello dell’ambiente per competenze ‘politiche’, devono semplicemente decidere se ha ragione Casale o Zollino, accogliere la remissione di mandato del primo o allontanare il Presidente se non tutto l’attuale consiglio.

A un mese di distanza dalle lettera denuncia di Casale, una decisione è d’obbligo. Assieme alla pubblicazione della mappa dei circa 60 siti ritenuti idonei per ospitare scorie nucleari pronta da luglio.
L’avvio del percorso ‘politicamente pericoloso’ verso il deposito unico nazionale. Ma così impone le legge, la sicurezza e il buon senso.
Per poi arrivare -il giorno del forse- al dovuto Deposito nazionale con importanti rflessi sulla sicurezza di tutti, non soltanto ambientale.

TERZA PUNTATA E ALTRO ANCORA

Ovviamente l’interesse di tutti è superare l’assurdo segreto dei siti ritenuti idonei per conservare le scorie nucleari. Elenco pronto ma supersegreto solo per ragioni di opportunismo politico.

Prossima terza puntata, quando nel marzo 2014 restituimmo agli Stati Uniti i quantitativi di uranio ad alto arricchimento e plutonio a suo tempo importati in Italia. Operazione top secret e notturna con tre containers super scortati verso il porto di La Spezia, dove una delle due sole navi al mondo attrezzata per simili trasporti, aspettava quei 6 chili di plutonio, buoni per fare svariate bombe atomiche. Il tutto scortato in mare da due sottomarini, ovviamente nucleari.

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