
È davvero stupefacente il can can mediatico dopo gli attentati di Parigi, l’orgia di analisi da parte di politici di ogni colore e di commentatori improvvisati che ci spiegano il Medio Oriente, il rapporto dell’Occidente con l’Islam, l’immigrazione e la guerra santa, la politica francese e, infine, naturalmente, che cosa dovrebbe fare l’Italia.
Ovvero: andare in guerra, no stare alla finestra, accogliere gli immigrati, buttare fuori tutti, tagliare i rapporti commerciali con i Paesi arabi (tranne per Alitalia che smetterebbe di volare), invadere la Siria, allearsi con Putin ma cacciare il malefico Assad.
Abbiamo ascoltato e letto anche scontri ideologici sulla guerra in Irak, in Afghanistan e in Libia e via risalendo nel tempo. Basta paragonare il nemico a Hitler e si può naturalmente applaudire a tutto. Naturalmente, in nome della par condicio o della democrazia, si ascoltano e si leggono queste cose tutte insieme e nello stesso istante. E via contraddicendosi.
Forse è questo il migliore risultato del terrorismo o forse l’obiettivo : aumentare il nostro stato confusionale, quindi diminuire le nostre capacità di reazione e comprensione, oltre che piangere i morti.
Eppure le risposte ci sono, sono semplici pur nella loro complessità. Come in matematica, i problemi complessi hanno soluzioni semplici, anche se difficili da mettere in pratica. Ma non ci sono alternative che non siano ideologiche o illusorie. Non c’é nulla da spiegare, basta studiare la realtà. Con realismo, appunto.
Piccolo vademecum
1) Il terrorismo, come la criminalità o le mafie, è un problema endemico di ogni epoca e in tante parti del mondo. Cambia solo obiettivi e ideologia. Si può e si deve limitarne al massimo la capacità offensiva. La cosa è più difficile se si tratta di terrorismo originato dall’interno, come avviene in Francia e come avvenuto nella maggior parte dei casi negli Usa e in altri Paesi. Il nemico è fra noi, parla la nostra lingua, ha in tasca un passaporto come il nostro. Come chiuderlo fuori? La tecnologia può essere più utile delle bombe, basta essere democraticamente pronti a rinunciare a un po’ di libertà e di privacy in cambio di sicurezza. Del resto, con facebook ci abbiamo già rinunciato e non ce ne siamo accorti. Abbiamo visto che si può persino sforare il deficit pubblico in barba agli impegni europei se si tratta di risposta al terrorismo. L’avessimo fatto anche per le periferie, per la cultura e le scuole avremmo qualche problema di meno.
2) Il terrorismo si porta via migliaia di vite in tutto il mondo. Non piangiamo solo i nostri morti, perché più vicini! Si muore per terrorismo anche in Asia, in Africa. E i terroristi non sono solo arabi e di religione musulmana. Ci siamo dimenticati i 300 giovani mitragliati da un pazzo bianco su un’isola della Norvegia? Bombardare il territorio dell’Isis è una giusta rappresaglia, ma dobbiamo sapere che cosa succederà dopo e valutarne le conseguenze: rafforzamento del regime di Assad, alleanza oggettiva con la Russia, oblio sulla questione Ucraina, vittime civili (ci sono donne e bambini anche nelle città dell’Isis), moltiplicazione della propaganda islamica radicale e degli arruolamenti in Occidente.
3) Occorre includere in tutte le soluzioni possibili (compresa quella militare) i Paesi arabi e musulmani nel loro insieme, anziché alimentare le rivalità e lo scontro religioso fra sciiti e sunniti, continuando a vendere armi e fare affari colossali che garantistico anche a noi profitti d’impresa, energia, benessere. Cattolici e protestanti si sono massacrati nei secoli. Fra sciiti e sunniti non é ancora arrivato il momento della pace di Westfalia. Ma possiamo favorirlo, con una politica intelligente o almeno meno sciagurata.
4) Occorre sapere che chi combatte oggi sul campo sono volontari iraniani, kurdi, hezebollah sciiti, oltre all’esercito siriano. Tutta gente che verrebbe sterminata se l’Isis arrivasse a Damasco. Ma occorre anche sapere che potrebbero fare la stessa fine anche i nostri soldati, salvo mettere in campo una forza d’urto infinitamente superiore.
5) Festeggiamo il Natale, la Pasqua, le nostre tradizioni, la nostra gastronomia, la nostra arte, il nostro modo di vivere senza paura, senza credere che sia superiore o peggio inferiore, senza ostentazione. Da secoli pretendiamo di esportare un modello o addirittura imporlo con la forza. Non ha senso. Alla base del nostro ci sono tolleranza, rispetto, laicità e libertà religiosa.
Non rinunciamo a Voltaire. Sarebbe la vittoria del terrorismo e dell’islam radicale.