
Dissenso ebraico
L’editorialista Nehemia Shtrasler, su Haaretz è impietoso -parliamo del più prestigioso quotidiano israeliano e di un giornalista ebreo- la politica di Netanyahu e della destra religiosa al potere sta portando indietro Gerusalemme di 48 anni.
Gerusalemme indicata come microcosmo di tutto ciò che si è vissuto negli ultimi 48 anni dalla guerra dei sei giorni. ‘La vittoria, l’occupazione, l’euforia, la radicalizzazione e la follia’.
«I grandi patrioti, Benjamin Netanyahu, Ze’ev Elkin e Gilad Erdan, che non vanno a letto la sera, prima di gridare per un’unica, indivisa, grande Gerusalemme, stanno adesso sezionarlo, dividerlo e portando 48 anni indietro nel tempo la città, con 180 blocchi di cemento e posti di blocco agli ingressi dei quartieri arabi. Netanyahu sta dividendo Gerusalemme».
Dubbi americani
Anche l’ex segretario di stato americano, Henry Kissinger, sul Wall Street Journal fa riferimento al passato, alla guerra del Kipur, la guerra arabo israeliana
«La situazione attuale è l’ultimo sintomo della disintegrazione del ruolo americano nello stabilizzare l’ordine in Medio Oriente emerso dopo la guerra del 1973».
«Gli Stati Uniti hanno bisogno di una nuova strategia e di nuove priorità».
«Gli Stati Uniti devono decidere il ruolo che giocheranno nel 21/o secolo e il Medio Oriente sarà il nostro test più immediato e probabilmente più difficile. In gioco non c’è la forza dell’America, ma la sua risolutezza a capire e padroneggiare il nuovo mondo».
Gerusalemme è il futuro
Cosa succede in oggi, sarà il domani di tutti noi, scrive ancora Nehemia Shtrasler.
Che racconta un po’ di storia.
«Non appena la guerra dei sei giorni fu finita Moshe Dayan nominò una commissione per i nuovi confini di Gerusalemme. Non erano esperti urbanisti, o storici, ma tre generali. Che hanno redatto una mappa folle, a seguito della quale Israele ha annesso non solo la città vecchia all’interno delle mura, e non solo la parte giordana della città fuori le mura, ma altri territori della West Bank che non avevano mai fatto parte di Gerusalemme nella storia. 28 villaggi la cui popolazione è oggi 330mila abitanti. Arabi israeliani che costituiscono il 35 per cento della popolazione della città. Una ricetta certa per un’esplosione».
Miseria e odio alimentato
Provocazioni ebraiche continue e l’umiliazione dei palestinesi.
«Il fatto che non si tratta di una rivolta organizzata, ma di singoli assalitori che, afferrato un coltello o un cacciavite sono andati alla vendetta con il suicidio missione, dimostra l’intensità della disperazione in cui vivono e muoiono».
«Ma Netanyahu parla di attacchi coordinati. Per la ‘gestione del conflitto’, che è un modo per sabotare ogni tentativo di negoziato con Mahmoud Abbas. E continuare a costruire nei territori mentre gestisce menzogne a beneficio degli americani».
Obiettivi e rischi
Sempre Netanyahu. Le sue intenzioni. «Egli semplicemente non pagherà il prezzo della pace con la rinuncia ai territori della Cisgiordania e dividendo Gerusalemme con i quartieri arabi agli arabi, e i quartieri ebraici agli ebrei. E fa tutto questo nella convinzione che i palestinesi alla fine avrebbero ingoiato senza poter reagire».
«But now the big balloon has burst in his face and he, responding hysterically as usual, is dividing Jerusalem».
«Ma ora che il ‘grande pallone’ -la montatura- gli è scoppiata in faccia, è rispondendo istericamente come al solito, è lui stesso che adesso divide Gerusalemme».