Ma le bombe sull’Iraq?
Chi ha sparato scemenze

Se qualche lettore ha avuto notizie sulla ventilata partecipazione italiana ai bombardamenti della Coalizione a guida Usa contro Isis sull’Iraq, cortesemente ci aggiorni. A noi è sfuggito. È sfuggito a RemoContro, ma anche ai parlamentari, pare di vedere, che paiono impegnati in altre guerre. E pare sfuggito anche al Corriere della Sera che per primo aveva sparato la notizia. L’Italia pronta ‘ad horas’ a colpire con i nostri 4 Tornado schierati in Kuwait la postazioni Daesh in Iraq. E tutto sarebbe avvenuto con una semplice modifica delle ‘regole di ingaggio’, gli ordini di servizio per i nostri militari sul campo. Beffa al Parlamento e una guerra con trucco. Così anticipava Franco Venturini sul Corsera, e così era, data la serietà della fonte. Serietà di Venturini, sia chiaro.

 

I Tornado italiani schierati in  Kuwait

I Tornado italiani schierati in Kuwait

 

L’avevano certamente pensata in molti la scorciatoia, in beffa all’articolo 11 della Costituzione. Una furberia fuori misura, nonostante gli sforzi del presidente della commissione difesa del Senato, Latorre che prova a difenderla, prima d’essere costretto anche lui alla ritirata. Ed ecco che la prime reazioni sconsigliano la forzatura nel confronti del Parlamento. Classico ‘Contrordine compagni‘, e la ministra Pinotti giura che ‘se ne parlerà in Parlamento’. Come ‘se ne parlerà’? Comunicazione o decisione? Nella successione della gaffes, la guerra irachena sfuma nei corpo a corpo parlamentari della riforma costituzionale del Senato.

 

Ed ecco che l’urgenza dell’Italia nerboruta da esibire al capo del Pentagono Ashton Carter in Italia s’ammoscia per ragioni di politica interna. Accade sovente. Renzi ‘raffredda’ i motori dei Tornado italiani in Iraq. Continueranno a fare perlustrazione come deciso lo scorso anno dal Parlamento, senza trucchi sulle regole d’ingaggio. La strada è indicata dal presidente Sergio Mattarella nell’ intervista all’agenzia russa Tass: ‘no a iniziative unilaterali’. E l’Italia prende tempo proponendosi come mediatrice nel difficile dialogo tra le coalizioni anti Isis a guida americana o russa. E le urgenze di ieri? Sfumate per palese improntitudine da parte di chi le aveva predisposte.

 

 

Uno dei Tornado negli hangar in Kuwait

Uno dei Tornado negli hangar in Kuwait

 

Salvo che la boutade sull’Iraq servisse solo a sondare il terreno per mettersi in evidenza, provare ad essere invitati nei tavoli che contano. Più o meno come l’intervento di Renzi all’Assemblea con l’Italia, generosamente pronta ad ‘assumere un ruolo guida sulla Libia’. Mancano notizia di pressanti richieste internazionali. E la gestione ‘bombe non bombe’ sull’Iraq di fronte al capo del Pentagono, non aiutano Farnesina e Palazzo Chigi ad uscire dall’irrilevanza sugli scacchieri internazionali. Anche su quello libico, dove l’eredità dell’ ex-inviato speciale Onu Bernardino Leon aprirebbe prospettive molto allarmanti per un’eventuale avventura militare italiana in Libia.

 

e. r.

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