La Russia in Medio Oriente
sconvolge antiche egemonie

 

LA RUSSIA IN CAMPO

 

1) In meno di due settimane la Russia esegue oltre 100 raid e colpisce 90 posti di comando, depositi di armamento e di carburanti, basi di addestramento attaccando dal cielo a dal mar Caspio le zone di Raqqa, Latakia, Idlib, Aleppo e Hama. Bilancio, 300 jihadisti morti.

 

2) Nell’area di intervento russo rientrano i curdi siriani e anche i curdi iracheni, bombardati

dalla Turchia a Qandil, in Iraq.

 

3) Anche l’Egitto offre alla Russia la disponibilità a partecipare alla sua coalizione contro IS.

 

4) Mosca realizza un Centro di Formazione Congiunta anti-IS con Iran, Iraq e Siria mentre migliaia di combattenti della Guardia Rivoluzionaria iraniana sono pronti a raggiungere Damasco per sostenerne da terra le operazioni contro l’opposizione armata, addestrata e finanziata dalla Coalizione a guida USA.

 

 

Soldato russo di guardia alla base navale di Tartus

Soldato russo di guardia alla base navale di Tartus

 

 

CONTRO LA RUSSIA IN CAMPO

 

A) Comunicato congiunto di USA, Gran Bretagna, Francia, Germania, Arabia Saudita e Qatar che accusano la Russia di avere attaccato opposizione moderata e civili ma non l’IS.

 

B) Fa eco l’Osservatorio dei Diritti Umani, con sede a Londra, voce ‘atlantica’, e l’emittente qatariota al-Jazeera che parlano di vittime civili nei bombardamenti russi.

 

C) Richiesta di immediato cessate-il-fuoco alla Russia da parte di esponenti di quella coalizione che da settembre 2014 combatte IS con scarsi o nulli risultati.

 

D) La Coalizione è contraria alla presenza di combattenti sciiti di Hezb’Allah Libanese e Irachena e dei corpi speciali iraniani che con i curdi filo-PKK sono stati finora i soli a sconfiggere IS in ogni battaglia.

 

 

 

LA NATO REPLICA AD EST

 

a) La NATO parla attraverso la Turchia. Ankara prende spunto dalla violazione dello spazio aereo dell’aviazione russa nei raid in Siria, e minaccia la sospensione degli accordi sul gas e per la prima centrale nucleare.

b) La NATO comunica il potenziamento del Readiness Action Plan e l’attivazione di altri due Quartier Generali in Ungheria e Slovacchia dopo i sei creati a settembre in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania.

c) Il segretario generale Stoltenberg annuncia il comando delle ‘Forze di pronto intervento ad altissima prontezza operativa’ di 40 mila uomini, operativo dal 2018 e affidato alla Germania.

 

 

medioriente armi

 

 

I PASTICCI DELLA COALIZIONE

 

L’opposizione ‘moderata’. Due formazioni sostenute con armi e soldi dalla Coalizione a guida Usa:

Il Libero Esercito Siriano con ipotetici 50 mila uomini il cui addestramento è stato fornito dagli USA in Giordania e nella base di Adana in Turchia.

Un fallimento totale avendo collezionato solo sconfitte, diserzioni e cessione delle armi a IS.

 

Ancora più ‘sospetta’ la seconda organizzazione, una informa alleanza di 30 mila uomini formata da oltre 30 gruppi tra i quali emergono 4 formazioni:

Jaish al-Fatah, di matrice qaedista e in stretto contatto con il Fronte al-Nusra, rappresentante di Al Qaeda in Siria;

Ahrar al Sham, salafiti e vicini ai Taleban;

Jund al-Aqsa, qaedista;

Harakat al-Hazm, creata dagli USA ma subito allo sbando e da pochi mesi interna al Jaish al-Fatah.

 

Decisamente confusa e incerta la strategia della Coalizione anti Isis a guida Usa.

Inoltre l’intervento russo scompiglia i progetti dell’Asse sunnita di Arabia Saudita, Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, Giordania, Turchia e Israele.

Con la novità è il rafforzamento della Mezzaluna sciita a guida Iran, con Iraq, Libano, Siria e formazioni curde vicine alla strategia della Russia.

 

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