
Sembra quasi una operazione di depistaggio: bagarre parlamentare sulla riforma costituzionale e vigilia di guerra vera con probabile scontro parlamentare sull’intervento italiano in Iraq. Ma ecco che il bistrattato sindaco di Roma decide di lasciare e tutta l’attenzione è su di lui.
Colpe sue molte, nemici interessati molti di più, e pochi di loro animati da sentimenti nobili.
Matteo Renzi, ‘arbitro’ decisamente ostile che ne decide la sorte.
Il Pd romano commissariato non si ‘dimette’ e sentenzia.
I Cinquestelle che si sentono sicuri di stravincere a Roma, salvo prudenze consigliate dopo l’errore delle europee.
Il presidente del Consiglio sa che elezioni a breve a Roma sono molto rischiose per il suo partito, ma sembra più interessato a dare un forte avvertimenti ai ‘nemici interni’ attraverso Marino, agnello sacrificale, che al rischio di perdere il governo della capitale. Prima comandare e poi, forse, governare.
Sarebbe un miracolo per Renzi non perdere Roma dopo le peripezie di Marino e del Pd romano.
Ne vedremo delle belle, assieme al Giubileo di pace e alle velleità di guerra del governo.
Altri abbandoni ‘titolati’ oggi.
Pietro Scott Jovane, chiamato alla RCS per smantellare la casa editrice Rizzoli, si è dimesso, per “missione compiuta”, compresa la vendita della divisione libri alla Mondadori (alcuni azionisti tuttavia l’hanno fortemente criticata, ma non Paolo Mieli), e prima ancora della storica sede in via Solferino, su mandato esplicito di John Elkan. Rimane la domanda su cosa succederà alla megasede di via Rizzoli 8, compresa la torre di 18 piani e i grandi palazzi annessi (oltre agli enormi spazi sotterranei).
Notizia solo in parte sorprendente: l’Italia è diventato il primo produttore di vino al mondo (48,9 milioni di ettolitri), superando la Francia, seguita nella classifica dalla Spagna. In Italia si produce oltre un quarto (28%) del vino europeo. In Italia il business del vino genera quasi 9,5 miliardi solo dalla vendita e occupa più di un milione di persone.