La Russia attacca Isis
raid in Siria su Homs

«L’unico modo giusto di lottare contro il terrorismo internazionale è agire in anticipo, combattere e distruggere miliziani e terroristi sui territori già occupati da loro e non aspettare che arrivano a casa nostra». Filosofia del presidente russo Vladimir Putin. Ed ecco fatto. Nella notte il parlamento russo ha approvato all’unanimità l’utilizzo di forze militari in Siria, e poco dopo i Mig di Mosca hanno colpito nei pressi di Homs.

 

Russian President Putin and Defence Minister Shoigu observe troops in action during a training exercise at the Donguz testing range in Orenburg region, Russia

 

Il ministero della Difesa di Mosca ha confermato l’inizio dei raid aerei russi contro postazioni dell’Isis in territorio siriano. Ma alti funzionari Usa hanno riferito ai media americani che la zona di Homs, dove i jet russi hanno iniziato a bombardare, non sarebbe sotto il controllo dello stato islamico. Le stesse fonti precisano che gli Usa sono stati informati da Mosca un’ora prima degli attacchi.

 

Sul piano politico la Russia si prepara a presentare al Consiglio di Sicurezza Onu una bozza di risoluzione per costruire una coalizione anti-Isis che includa il presidente siriano Assad e l’Iran. Lo hanno rivelato all’ANSA fonti diplomatiche del Consiglio. La bozza esorta a lottare contro i gruppi estremisti “in coordinamento con i governi degli stati colpiti”. La Russia si aspetta anche (sollecita) ‘che il governo di Bashar al Assad avvii colloquio con l’opposizione siriana’.

 

L’ultima volta che Putin ha chiesto al Senato russo il permesso di inviare truppe all’estero è stato nel marzo del 2014 poco prima dell’annessione della Crimea. Il Cremlino ha sottolineato che la Russia è l’unico paese a intervenire militarmente in Siria contro l’Isis nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arriva in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Bashar al-Assad.

 

rUSSIA sIRIA fb

 

Numeri e prospettive dell’intervento militare russo

 

Cacciatorpediniere, incrociatori, aerei ed elicotteri da guerra e 3mila soldati delle forze speciali.

La squadra navale di Mosca nel mate siriano: l’incrociatore lanciamissili Moskva, ammiraglia della flotta del Mar Nero, il cacciatorpediniere lanciamissili Smeltlivj, la nave d’assalto anfibia Saratov e altri vascelli da guerra. Esercitazioni forse non per caso.

A est di Latakia, si concentrano quasi 3.000 soldati delle forze speciali russe e soldati della Guardia Rivoluzionaria iraniana, trasferiti nella base di Sulunfah, cittadina sulle montagne alawite.

A Latakia, precisa Marco Giaconi su LookOut, ci sono anche 28 aerei russi, uno squadrone di 12 Sukhoi Su-24SM, aerei da attacco, 12 cacciabombardieri Sukhoi Su-24M2, 15 elicotteri d’attacco Mi 24PN e Mi 35M e due elicotteri d’assalto Mi 8AMTSh.

 

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Gli obiettivi del Cremlino

 

Se lo Stato Islamico vince in Siria, o rimane sulle sue attuali postazioni, la minaccia jihadista ‘diviene intollerabile sul Tatarstan, su Omsk e verso la Bashkiria, con possibili ripercussioni per l’Azerbaijan, Paese a maggioranza sciita.

Mosca non vuole che attraverso l’asse saudita-nordamericano, il jihad si infiltri nelle repubbliche islamiche dell’Asia Centrale per provare a creare problemi alla Russia da sud dell’Ucraina.

La Russia non vuole ridurre il polo sciita-iraniano, che fa da contrasto al mondo sunnita nell’Islam. Con la Siria ormai inevitabilmente smembrata, Mosca sembra voler costruire una sorta di “Alawistan” tra Damasco, le tribù alevi in Turchia (altro alleato di Riad) e parte del Libano. Ora si dovrà vedere la disponibilità Usa al progetto che, se coronato da successo, le proporrebbe lo storico alleato sunnita liberato da ISIS.

 

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