
Arriva una credibile conferma sull’ipotesi che Mosca intenda abbandonare il presidente Assad schierandosi con la Coalizione a guida USA.
Martti Ahtisaari, già presidente finlandese e discusso premio Nobel per la pace [il suo ruolo nei Balcani, NdR], rivela che nel febbraio 2012 Vitaly Churkin, ambasciatore russo all’ONU, sconsigliava di fornire armamento alle opposizioni siriane, alle quali, occorreva invece sollecitare un dialogo con Assad per arrivare ad allontanarlo con modalità non violente.
La proposta fu rigettata perché USA, Gran Bretagna e Francia erano convinti che Bashar fosse già sul punto di cadere.
In sostanza, Ahtisaari rivela che in realtà, per la Russia, Assad non è un attore indispensabile anche se ora sostiene che senza di lui non vi sarà alcuna pacificazione.
La realtà è dal 2012 che è cambiato l’intero panorama.
Nel settembre 2013, il veto russo ferma la guerra esterna preparata da USA, Turchia, Francia e Gran Bretagna.
Sul campo, gli oppositori ad Assad, interni ed esterni, scontano errori di valutazione, di sostegno e di alleanze.
Scompaiono le cosiddette “opposizioni moderate” sostituite dal Fronte al-Nusra, rappresentante di Al Qaeda in Siria, e si afferma l’Islamic State di Baghdadi, operativo in Iraq dove s’era armato col sofisticato arsenale Usa fornito agli infedeli generali del dopo Saddam.
Su pressione russa, Damasco smantella l’intero arsenale chimico e toglie una ulteriore scusa per un intervento esterno.
Praticamente l’altro ieri, l’Iran, il grande alleato di Assad, firma l’accordo sul nucleare e cessa di essere il ‘supercattivo’ sul fronte orientale.
Adesso, dopo 250 mila morti, 4 milioni di profughi e 8 milioni di sfollati, il collasso socio-economico e la devastazione del Paese parcellizzato in aree di cui Damasco controlla meno del 25%, è ipotizzabile che quanto accaduto sia quanto ipotizzato dagli USA.
In effetti, l’America riprende nel 2001 un progetto teorizzato da Israele sin dal 1982 per il “Grande Israele” (Plan Yinon).
Il progetto del Grande Medio Oriente viene reso esecutivo dagli USA con la guerra in Afghanistan (ottobre 2001), e insieme alla Gran Bretagna con la guerra all’Iraq, iniziata nel marzo 2003 e dichiarata chiusa nel dicembre 2011, ma che dura tuttora, come la guerra in Afghanistan, dove il ritiro USA e NATO, effettuato nel dicembre 2014, di fatto continua sotto altre forme e personale ridotto.
In sostanza si tratta di balcanizzare alcuni Paesi del Medio Oriente – Iraq, Siria e Libia – creati dagli accordi di Sykes – Picot nel 1916, assieme alla Libia, ma non più affidabili.
Divisi in piccoli Paesi e guidati da vertici imposti dai vincitori, queste regioni continueranno a eseguire gli ordini dei Paesi occidentali vincitori.
Attualmente la Russia chiede agli USA il coordinamento per la lotta anti – IS, e ammette gli aiuti logistici, di armamento e consulenze militari alla Siria.
Dal suo loro, America, Francia, Inghilterra e Turchia, coadiuvati da Arabia Saudita e Paesi del Golfo rifiutano il dialogo con Bashar e armano la ‘opposizione moderata’, che comprende anche il Fronte al Nusra, filiazione di al Qaeda.