
I soldi dei contribuenti non saranno più spesi per sostenere le inquinanti centrali a carbone. Accade in Francia. Ma vale solo per la costruzione di nuovi impianti fuori dai confini nazionali e solo per quelle strutture che non si doteranno di sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 (Ccs). L’impegno era stato preso all’inizio del 2015 dal primo ministro francese Manuel Valls e dalla ministra dell’Ambiente Ségolène Royal. Quella promessa ora è realtà. “Faremo immediatamente cessare i crediti all’esportazione per tutte le nuove centrali elettriche a carbone che non sono dotate di meccanismi di Ccs”, ha dichiarato Valls.
La storica decisione arriva alla vigilia del più importante e atteso vertice mondiale sui cambiamenti climatici, il Cop21. La conferenza dell’Onu a Parigi – programmata tra il 30 novembre e l’11 dicembre – crea grandi aspettative per il presente e il futuro energetico mondiale. Sono in molti a temere che gli accordi non saranno soddisfacenti per scongiurare l’aumento della temperatura di oltre 2 C°. Le trattative, secondo il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, procedono a passo di lumaca. Un riferimento chiaro al freno posto principalmente da Usa e Cina, schierati ancora con le rispettive lobby dell’energia.
Mentre la scelta francese vuole essere un chiaro segnale in direzione della conferenza sul clima. Soprattutto ora che sono state dissipate anche le preoccupazioni per un possibile impatto sui posti di lavoro di Alstom, una delle maggiori compagnie energetiche francesi. Il colosso d’Oltralpe, infatti, gode di grandi crediti all’esportazione per progetti di centrali a carbone nei Paesi in via di sviluppo. L’agenzia francese Coface, infatti, ha garantito oltre 1,2 miliardi di euro a progetti di quel tipo, guadagnando il quinto posto a livello globale come sostenitore nell’Ocse tra il 2007 e il 2013.
Tuttavia la Francia non ha detto stop su tutta la linea, perché continuerà ad aiutare gli impianti termoelettrici che saranno dotati di sistemi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (Ccs). Anche se pare che questa tecnologia non sia ancora del tutto digerita dal mercato. Primo perché è troppo costosa nella fase di impianto; secondo perché fa alzare i consumi energetici degli impianti; e terzo perché non è ancora garantita l’affidabilità dello stoccaggio della CO2, soprattutto in termini ambientali. Così, mente va riconosciuto che la posizione francese vola oltre le aspettative, allo stesso tempo gli ambientalisti temono che la parzialità del provvedimento non sia comunque sufficiente a garantire le tutele ecologiche necessarie.