C’ERA UNA VOLTA – Quando in Siria gli ‘aiuti’ li portava Napoleone III°

Nell’agosto 1860, mentre in Italia Garibaldi sbarcava in Calabria, da Marsiglia partiva una piccola flotta francese che trasportava un contingente di seimila uomini destinato in Siria. Napoleone III, imperatore dei francesi, aveva deciso di inviarlo ‘per motivi umanitari’ dopo gli eccidi di cristiani avvenuti a Damasco e tra i monti della catena del Monte Libano nel maggio precedente. Era accaduto – dopo secoli dalle crociate che avevano rimescolato le diverse comunità etniche e religiose e dopo un ventennio di tensione provocato dalla divisione in due parti dell’antico emirato – che i musulmani drusi avessero deciso di pareggiare i conti una volta per tutte con la comunità cristiano maronita. Non solo ai loro occhi erano sudditi riottosi, ma anche pericolosamente aperti al mondo occidentale, visti i floridi commerci che intrattenevano con l’Europa producendo e vendendo seta.

 

Truppe in Siria

Truppe ottomane in Siria

 

A Damasco furono anche saccheggiate migliaia di case di cristiani, ma molti di essi si salvarono grazie all’intervento di Abd el-Kader, un tempo emiro di Algeri e antico nemico dei francesi, che viveva in esilio in città dopo la sconfitta e dopo una lunga prigionia in Francia. Abd el-Kader non era solo un capo militare sconfitto in esilio, ma anche un raffinato letterato e mistico sufi, difese i cristiani prendendo l’iniziativa di fronte all’ignavia delle autorità ottomane e non si trattenne, in alcuni casi di particolare efferatezza, dal far giustiziare dalle sue guardie del corpo algerine numerosi drusi. La responsabilità in breve ricadde allora sull’incapace amministrazione ottomana e per far cessare i massacri e riportare l’ordine la soluzione fu appunto quella di un intervento europeo.

 

Anche allora massacri. Musulmani drusi contro cristiani maroniti

Anche allora massacri. Musulmani drusi contro cristiani maroniti

 

Al comando della spedizione fu posto un generale francese di grande esperienza che parlava arabo e turco: Charles Marie Napoléon de Beaufort d’Hautpoul aveva infatti preso parte a tutte le campagne mediterranee condotte dalla Francia dal 1830 combattendo in Morea, in Algeria, in Marocco ed in Egitto. A Tehran, che all’epoca non era una sfavillante capitale, ma solo un grosso villaggio, aveva anche imparato il persiano quando vi aveva soggiornato da addetto militare fino al 1859. Ritenuto e stimato come un buon conoscitore dell’oriente, fu insomma l’uomo giusto al posto giusto in vista della possibile collaborazione proprio con l’ex nemico algerino Abd el-Kader. L’emiro, la cui fama divenne quella di un Giugurta dell’Ottocento, alla fine fu colmato di onori: insignito della Legion d’onore e di un ordine pontificio da Pio IX come difensore dei cristiani, ricevette attribuzioni di stima e riconoscimenti perfino dal Grande Oriente di Francia ricambiando con trasporto.

 

Una preziosa carta geografica dell'attuale Siria a metà '800

Una preziosa carta geografica dell’attuale Siria a metà ‘800

 

La missione francese – usando un termine moderno – durò meno di un anno perché già nel giugno 1861 a Costantinopoli fu nominato un governatore con particolari poteri sul territorio che, in un certo senso, fu distinto dal resto dell’impero ottomano e dotato di una relativa autonomia: non a caso, a sancire questa diversità, fu scelto Garabet Artin, conosciuto come Daud pascià, funzionario ottomano cristiano e di origine armena. Beirut non fu inclusa in questo territorio, ma con il tempo attrasse sempre più popolazione cristiana: divenne la ‘porta di Damasco’ e grazie al porto divenne il centro principale da cui la seta raggiungeva la Francia e altri mercati europei.

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