
Qualcuno dalla commissione europea o del governo italiano prima o poi dovrà spiegarci. Potrebbe farlo Mogherini-Erasmus, ad esempio, o i due loquaci ministri di casa, Gentiloni-ammorbidente o Pinotti-devastante. Dov’è finito l’assalto delle armate Ue ai pirati libici che trafficano in carne umana? A quest’ora, con la nostra possente portaerei Cavour in campo, avremmo dovuto spezzare non solo le reni, ma anche il collo a qualsiasi scafista straccione sull’altra sponda del Canale di Sicilia. Per fortuna, oltre le bufale della politica bla bla, quello schieramento di navi inutilmente armate, serve almeno a salvare delle vite.
Ma molti sembrano disattenti alle lezioni. Dev’essere sfuggito -ad esempio- cosa ha detto l’Onu a Ginevra sull’esplosione del fenomeno profughi e migranti. «La costruzione di recinti, l’uso di gas lacrimogeni e altre forme di violenza contro migranti e richiedenti asilo, il ricorso alla detenzione, il negare l’accesso a un riparo, a cibo o acqua, nonché l’impiego di un linguaggio minaccioso o discorsi di odio non dissuaderà i migranti dal venire in Europa». Il relatore speciale Onu sui diritti umani dei migranti, François Crépeau, ha preso a scapaccioni l’Ue, chiedendole di elaborare una politica di migrazione basata sui diritti umani. Con buona pace delle spinte fascio leghiste orbaniane e lepeniste e nazi varie che fermentano nella pancia dell’Europa e che stanno dando segnali preoccupanti a partire dalla Germania.
Altra lettura consigliata, quella del collega Bernard Guetta su Internazionale. Guetta ci ricorda che a Berlino si sono incontrati Hollande e Merkel per parlare dell’Ucraina col presidente Porošenko, ma che l’argomento principale è stato un altro, molto più caldo di quella tensione ai confini est dell’impero occidentale, sul fronte russo. I profughi che a decine di migliaia partono dall’Africa e dal Medio Oriente per approdare sulle coste europee in fuga dal terrore e dalla morte. Attenzione: ‘Fuga dal terrore e dalla morte’. «È una situazione eccezionale che durerà fino a quando le crisi di cui siamo a conoscenza non saranno risolte».
Hollande e la Cancelliera tedesca vorrebbero che le istituzioni comuni europee si facessero carico della creazione di centri d’accoglienza in Italia e Grecia, per diversi motivi: perché i due Paesi mediterranei non sono più in grado di reggere e gestire il flusso di profughi e migranti, perché bisogna fare in modo che siano trattati in modo decente anziché abbandonarli a loro stessi, per frenare la loro fuga disordinata verso nord e per poter distinguere caso per caso tra i migranti in cerca di lavoro (senza diritto all’asilo) e quelli per cui il ritorno nel Paese d’origine significherebbe la morte e a cui non possiamo sbarrare la porta senza essere complici di un omicidio.
Stiamo scoprendo che non possiamo più ignorare le tragedie ai nostri confini senza pagarne il prezzo. Stiamo scoprendo che ci manca una politica estera comune e realmente europea per interessi condivisi nei confronti della Russia, dell’Africa e del mondo arabo. Stiamo scoprendo le ripercussioni della crisi siriana dopo esserci rapportati con Damasco nei modi più contraddittori. Stiamo scoprendo in Ucraina le conseguenze del crollo sovietico, incapaci di proporre alla Russia un accordo per la cooperazione e la stabilità continentale.
In Libia intanto, a Sirte, città natale dei Gheddafi, la sovranità è esercitata dallo Stati Islamico che, dopo la conquista militare, ha imposto le corti islamiche al posto dei tribunali, tasse su laboratori artigiani e negozi, nuovo calendario islamico, programmi scolastici secondo la sharia con classi divise fra maschi e femmine. Lo Stato islamico, dopo aver schiacciato la rivolta di gruppi salafiti rivali e di cittadini che cercavano di sottrarsi al gioco islamista, ha trasformato Sirte in una provincia del grande Califfato perseguito da Abu Bakr al Baghdadi.
L’Isis, oltre ad avere colonne combattenti anche a Bengasi e Adjabiya, ha infiltrati a Tripoli e tenta di replicare in Libia l’operazione che le ha consentito di conquistare mezza Siria e un terzo dell’Iraq. Nei giorni scorsi da Tripoli il militante saudita Ali el Gezrawi ha invitato in un video «i fratelli all’unità» in Arabia Saudita, Tunisia, Egitto e Sudan e a raggiungere la Libia per combattere. Perché, dice Gezrawi, «La Libia non appartiene solo ai libici, ma a tutti i musulmani che credono in dio, ed è parte del Califfato».
Ormai l’equazione è chiara: guerre che producono Isis, guerre + terrorismo Isis = fuga di popoli, e profughi che diventano effetto della guerra e del terrorismo jihadista e assieme potenziale parte della minaccia. Di fronte ad una tale complessità e portata del fenomeno e della minaccia già detta, possiamo affidarci ancora a chi pensa e dice di poter sanare la situazione in Libia con l’invio di 5mila nostri soldati? Basta stronzate, per favore, e basta dilettanti allo sbaraglio. In Europa e in Italia.
In tempi non troppo lontani un arrogante direttore del Tg1, era persino un mezzo amico, mi disse che lui poteva mettere a dirigere le redazioni e a condurre il maggior Tg nazionale anche dei deficienti, perché nel «SUO tg, solo LUI solo comandava» e che, a fare ascolti non erano le notizie, il giornalismo (o la politica), ma era lui stesso a segnare la differenza rapportandosi con i poteri alti.
Vi suggerisce qualche attualità? Anche a me. Sino a poco tempo fa il problema dell’Italia era che non comandava nessuno. Adesso, sembra che il problema sia che comanda uno solo. «Un uomo solo al comando». È sufficiente? Boh.
Al direttore del Tg, alla fine, quando anche lui fu cacciato, andò abbastanza bene. Al telegiornale no.
Sul governo dell’apocalisse rifugiati, per favore, ora un po’ di serietà !