
https://www.remocontro.it/2015/08/20/usa-droni-killer-nelle-future-fantaguerre/
Ne scrivono anche: Grégoire Chamayou, storico e filosofo francese, nelle pagine iniziali del suo libro, (Derive Approdi, tr. it. di Marcello Tarì);
e William Langewiesche, giornalista e scrittore americano, in un piccolo libro, Esecuzioni a distanza (Adelphi).
I primi due libri tradotti in Italia che parlano dei droni killer.
Gli omicidi e la solitudine di un tiratore scelto dell’esercito americano, e le giornate iperreali dei piloti che da un hangar vicino a Las Vegas guidano i droni sui loro bersagli nelle montagne afghane.
Due volti gelidi e feroci di una guerra futura che si combatte già, e che nessuno prima di Langewiesche aveva raccontato.
LA BANALITÀ DEL MALE…TEORIA DEL DRONE
Ore 0:45 GMT – 5h15 in Afghanistan
– Pilota: Cazzo, quello è un fucile?!
– Operatore video: Boh, è solo una macchia calda dove sta seduto, non posso dirlo, comunque sembra proprio un oggetto.
– Pilota: Ah, speravo saltasse fuori un’arma, vabbè.
Ore 1.05
– Operatore video: Sto camion sarebbe un bel bersaglio. È un 4×4 Chevrolet, un Chevy Suburban.
– Pilota: Sì.
– Ooperatore: Eh, sì.
Ore 1.07
– Il coordinatore: Lo screener dice che c’è almeno un bambino vicino al 4×4.
– L’operatore: Vaffanculo… dov’è?
– Pilota. Mandami una cazzo d’immagine, ma non credo che ci siano bambini a quest’ora, lo so che sono strani, ma insomma…
– L’operatore: Boh, sarà un adolescente, comunque non ho visto niente di piccolo e sono tutti raggruppati là.
Questa che avete appena letto è la trascrizione di una parte della conversazione tra i membri dell’“equipaggio” che guida un drone Predator in volo sull’Afghanistan il 20 febbraio 2010. Sono tranquillamente seduti sulle loro poltrone nella base di Creech, negli Stati Uniti.
Al termine del loro turno, pilota e operatore saliranno sulla loro automobile e torneranno nelle loro villette alla periferia di Las Vegas, dove vivono con moglie e bambini.
Il loro posto sarà preso da un altro equipaggio.