Verso elezioni di guerra
nella Turchia di Erdogan

Una giornata attentati e di sangue in Turchia, mentre il presidente Erdogan si prepara a riportare il paese alle urne dopo il fallimento delle trattative per la formazione di una maggioranza di governo. Bombe a mano e spari contro la polizia a Istanbul, di fronte al Dolmabahce, la reggia ottomana sul Bosforo. Nella notte un 17enne è morto nel quartiere popolare di Esenler in scontri con la polizia. Nel sud-est, provincia di Siirt, 8 soldati stati uccisi dall’esplosione di una bomba al loro passaggio, mentre 4 sono quelli morti negli scontri iniziati ieri a Diyarbakir, la città più curda della Turchia.

 

DOLMANBACE copertina

 

Tutto questo mentre il rito della democrazia parlamentare sta compiendosi come da copione già scritto: senza una maggioranza per governare si scioglie il Parlamento e si va a nuove elezioni, dice la Costituzione. Pochi mesi di vita e sarà presto cancellato il Parlamento che il 7 giugno aveva osato togliere la maggioranza relativa al partito del presidente Erdogan. E ha probabilità di rimanere fuori dalla nuova assemblea, anche quel partito curdo progressista Hdp che, con la sua affermazione, aveva infranto i sogni di riforma costituzionale e presidenziale dell’islamista conservatore Erdogan.

 

‘Sorpresa’ di ferragosto del premier incaricato Davutoglu. Niente di fatto con i socialdemocratici del partito popolare repubblicano, Chp. Il cui leader Kilicdaroglu ha accusato Davutoglu e l’Akp di aver proposto al Chp ‘un governo elettorale, non una coalizione’, un esecutivo a termine per poi tornare alle urne. E infatti. ‘La Turchia si sta dirigendo rapidamente verso nuove elezioni -ha detto ieri Erdogan- C’è bisogno di una soluzione che includa la volontà popolare dopo il fallimento nella formazione di un nuovo governo’. Nuove elezioni in autunno. Tutti a scommettere su novembre.

 

elmetti sito

 

Ma cosa è cambiato dal 7 giugno per far pensare che i risultati elettorali possano essere diversi? Nel giro di appena due mesi Erdogan ha riportato i curdi allo status di ‘nemico’ della integrità nazionale turca, e la spinta nazionalistica dovrebbe restituire all’Akp il consenso perso a giugno. Guerra al Pkk in Iraq con l’alibi di qualche incursione anti Isis sulla Siria. Condizione ideale per una campagna elettorale patriottica dove la violenza e il terrorismo vero e presunto potranno diventare sanguinosi protagonisti. Ma evidentemente non tutti le pensano così e condividono questo timori molto diffusi.

 

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