C’ERA UNA VOLTA – Il vecchio Canale di Suez e il colonialismo europeo

Canale vitale per l’Europa, prima per le merci dalle colonie britanniche e francesi, poi per il petrolio dal Golfo

Egitto britannico 1882

Quando nel 1882 l’Inghilterra occupò l’Egitto per controllare il canale di Suez, sul trono sedeva la regina Vittoria e primo ministro era Benjamin Disraeli. Il motivo addotto fu il mantenimento della pace, visto che in Egitto era in corso una guerra civile, e poco importa se – oberato dai debiti – lo stesso Egitto aveva già ceduto alla Gran Bretagna per qualche milione di sterline la propria quota di azioni della società del canale. L’Egitto formalmente era parte dell’impero ottomano, ma un accordo internazionale stabilì la neutralizzazione del canale sotto tutela inglese. In tal modo, con il consenso più o meno spontaneo della Turchia, fu stabilito il libero transito. Per l’impero inglese si trattava di una via di comunicazione essenziale con l’India e per i collegamenti con il resto dell’impero.

La portaerei britannica Theseus durante la crisi di Suez del 1956

La presenza non si limitò solo alla zona del canale, ma si estese ad un’altra importante via d’acqua come il Nilo, in un certo senso parallela: il Sudan divenne un condomino anglo-egiziano mentre intrepidi esploratori risalivano il fiume alla ricerca delle mitiche sorgenti. Per due guerre mondiali il canale, pulsante arteria imperiale, fu difeso strenuamente: la prima volta da oriente, dall’impero turco in Palestina, Libano e Siria e la seconda da occidente dalle forze dell’Asse in Libia. Per un caso bizzarro in ambedue le vicende furono generali tedeschi ad intestardirsi sul canale: accanto a Rommel, sarebbe il caso di ricordare durante la Prima Guerra mondiale anche il generale von Kressenstein e il suo successore Liman von Sanders, che operavano a fianco degli ottomani con ampi poteri, sebbene nelle vesti di consiglieri militari.

Nel 1948 l’India divenne indipendente e fu la peggiore conseguenza della Seconda Guerra mondiale per l’impero britannico. Il canale in apparenza perse la sua importanza strategica per le potenze coloniali, ma contemporaneamente ne assunse un’altra, destinata a proiettare la sua ombra lunga fino ad oggi: attraverso il canale passava in pratica tutto il greggio del golfo Persico destinato all’Europa. Nel frattempo la situazione locale si era complicata, perché erano comparsi nuovi soggetti: dall’epopea della rivolta araba e dalla proclamazione dello stato di Israele non erano più gli imperi a decidere, ma piccole nazioni si confrontavano spesso duramente. Al contrario degli imperi, che potevano anche perdere una provincia per acquistarne un’altra, queste combattevano per la sopravvivenza.

Nel 1952 salì al potere Nasser e le cose cambiarono ulteriormente. Le casse dello stato egiziano erano vuote e mancavano i quattrini per le riforme, prima fra tutte quella agraria, ma sarebbe stato necessario prima imbrigliare l’acqua del Nilo costruendo una grande diga. Poiché i proventi della navigazione lungo il canale erano ancora incassati dalla vecchia compagnia anglo-francese, Nasser ne decise allora la nazionalizzazione scatenando il putiferio con Francia e in Inghilterra. Nasser, dittatore dell’Egitto, fu paragonato ad Hitler e a Mussolini e la campagna stampa occidentale contro di lui funzionò perché l’opinione pubblica era ancora immersa nella guerra appena finita e molti uomini politici erano gli stessi che l’avevano combattuta. Inoltre la mentalità coloniale in Europa non era ancora scomparsa.

Mancava solo il casus belli e questo fu fornito da Israele – in accordo con Francia ed Inghilterra – attaccando l’Egitto: le due potenze sarebbero intervenute dopo e con la scusa dell’interposizione armistiziale si sarebbero schierate sui due lati del canale per separare i contendenti. La campagna militarmente fu un successo, ma si rivelò un disastro politico. Alle Nazioni Unite l’agenda era dominata dalla decolonizzazione e Stati Uniti ed Unione Sovietica si accordarono per fermare Francia, Inghilterra e Israele. Inoltre, poiché nello stesso periodo la rivolta in Ungheria si era conclusa con un pesante intervento sovietico, l’intervento anglo-francese ne vanificò ogni condanna. Durissimo l’intervento diretto americano nei confronti dell’Inghilterra: Eisenhower pare abbia minacciato di vendere le riserve di sterline del tesoro provocando un crollo della moneta inglese.

 

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