Raddoppio Suez
Nuovo Canale di Suez: sfida, leggenda, timori

L’Egitto svela oggi al mondo, davanti a decine di capi di Stato e di governo, il raddoppio del Canale di Suez. Nuova autostrada del mare che affianca quella esistente realizzata a metà del XIX secolo e oramai inadeguata. Nuovo Canale di Suez, più traffici assieme a maggiori minacce di terrorismo

Il Canale di Suez esalta l’orgoglio egiziano, la speranza di ripresa economica e lo smalto perduto dal regime militare del presidente Al Sisi con le dure repressioni. Occasione di riscatto per tutti, oggi, ma con uno sguardo attento alle molte minacce che incombono su quel lungo percorso di mare scavato in una sorta di ‘terra di nessuno’. In realtà non si tratta del raddoppio del Canale inaugurato centoquarantasei anni fa, ma di un imponente miglioramento. Il raddoppio della circolazione delle navi su 72 dei 193 chilometri della sua lunghezza tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, ed è molto.

Allargamento di 37 chilometri del canale originale e lo scavo di una nuova via di 35 chilometri. E i tempi di navigazione ridotti da diciotto a undici in una direzione e da otto a tre ore nell’altro senso. Sì, perché anche in mare c’è una salita e una discesa per i livelli diversi tra i due mari collegati. Ora promettono che entro il 2023 passeranno 93 navi al giorno invece dei 49 attuali. Le opere sarebbero costate quasi 14 miliardi di euro, di cui la metà raccolti in dieci giorni grazie all’acquisto di buoni da parte della popolazione. Introiti del canale previsti, dagli attuali 4,8 miliardi di euro a 12 entro il 2023.

Da subito, incasso personale del generale Al Sisi, poi promosso maresciallo ed eletto presidente, che asseconda la propaganda che lo presenta come un ‘nuovo Nasser’. Associare il proprio nome a quello del raìs che cacciò re Faruk dal trono nel 1952 e proclamò la Repubblica, ma soprattutto, che quattro anni dopo, nazionalizzò il Canale di Suez. La decisione equivalse a una proclamazione di indipendenza da qualsiasi residuo coloniale. E suscitò forti emozioni. Il Canale era controllato militarmente e finanziariamente dalle vecchie potenze coloniali. Nasser sfidò Francia e Gran Bretagna.

Per il controllo del Canale partì l’ultima classica operazione coloniale della Storia. Impresa franco-inglese, alla quale si aggregarono le truppe israeliane del generale Moshe Dayan. Militarmente fu un successo, ma politicamente un disastro. Perché gli Stati Uniti ordinarono a Londra, a Parigi e a Tel Aviv di ritirare le loro truppe dal Canale e furono ubbiditi. Una vittoria non solo per l’Egitto, ma per il Terzo Mondo, che stava emancipandosi dalla colonizzazione. Fu anche una vittoria “tecnica” perché gli egiziani, nonostante le previsioni, assunto il controllo del Canale riuscirono a farlo funzionare.

 

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