
Liberare il genere umano da ogni forma di povertà garantendo equo accesso alle risorse idriche ed energetiche del pianeta. È questo l’ambizioso obiettivo che si sono dati entro il 2030 i 193 paesi membri dell’Assemblea generale dell’Onu. Il documento finale – l’Agenda del Popolo per uno sviluppo sostenibile – prevede il superamento delle disuguaglianze attraverso una migliore gestione delle risorse naturali. Pieno rispetto dell’ambiente e misure concrete contro il cambiamento climatico sono alla base del programma di rinnovamento globale.
Ci sono voluti due anni di negoziati per raggiungere un accordo. Perché il nuovo “Trasforming our Wolrd: the 2030 Agenda for Sustainable Developement” è un impegno per tutti i Paesi a rivedere nel profondo le proprie politiche di sviluppo. I 17 obiettivi contenuti nell’Agenda sono “interconessi e indivisibili e vanno a bilanciare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: quello economico, sociale e ambientale”. Il documento sarà formalmente adottato dai leader mondiali il prossimo settembre a New York. Prima della conferenza mondiale sul clima di Parigi.
Fame e povertà vanno debellate, così come pure la disparità di genere all’interno dei singoli Stati. Attenzione particolare, dunque, anche alla condizione della donna, che è protagonista dei meccanismi produttivi a tutti i livelli. “Nessuno, ma proprio nessuno deve rimanere indietro”, ribadiscono dall’Onu. “Questa è l’Agenda del Popolo, un piano d’azione per mettere fine alla povertà in tutte le sue dimensioni e in modo irreversibile in tutto il mondo”, è scritto nelle premesse al documento finale.
L’Onu guarda alla Conferenza mondiale sul clima Cop21 di dicembre a Parigi. Perché non può esserci sviluppo sostenibile e globalizzazione di diritti senza combattere il degrado ambientale. In cima alla lista dei nemici c’è il cambiamento climatico, causa di devastanti catastrofi naturali e all’origine dei nuovi milioni di profughi ambientali. Nel 2014 diciannove milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case distrutte da inondazioni e terremoti.
La sfida è globale e per raggiungere il risultato entro il 2030 c’è bisogno di una gigantesca cooperazione internazionale. Servono massicci investimenti nelle rinnovabili e un ripensamento dell’attuale sistema di sviluppo. Le trasformazioni desiderate, dicono ancora dalle Nazioni Unite, richiedono un allontanamento dal “business as usual” per passare ad uno nuovo che comprenda tutti. Non utopia, secondo l’Onu, ma volontà politica e lavoro di squadra. Come per il piano senza precedenti per la riduzione delle emissioni di CO2 annunciato in queste ore dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama.