
Quasi 20 milioni (19,3 milioni) le persone costrette a fuggire dalle loro case a causa di disastri naturali: lo rivela l’ultimo rapporto di ‘Internal displacement monitoring centre’, un centro studi che fa parte del Consiglio norvegese per i rifugiati. Terremoti ed eruzioni vulcaniche hanno causato lo spostamento forzato di 1,7 milioni di persone, ma la stragrande maggioranza degli esodi è stata causata da catastrofi meteorologiche, soprattutto uragani e inondazioni. Dal 2008 questi disastri hanno spostato, in media, 22,5 milioni di persone l’anno, 62mila persone al giorno, principalmente fuggite all’interno del proprio paese.
Una vera guerra da parte della natura troppo spesso offesa. Poi le guerre con le armi. Sono 51,2 milioni i profughi nel mondo, una stima mai così alta dopo la seconda guerra mondiale. Di questi 33,3 milioni sono sfollati all’interno del loro stesso paese, 16,7 milioni sono rifugiati all’estero, 1,2 milioni aspettano di ricevere asilo. Va ricordato che una persona ogni quattro secondi deve cercare rifugio altrove a causa di guerre e carestie. Ma torniamo alla fuga da catastrofi naturali: ogni giorno una città immaginaria di 20 mila abitanti è costretta alla fuga. Una probabilità di essere costretta a fuggire più alta del 60% rispetto al 1970.
Gli effetti del cambiamento climatico causeranno sempre più eventi estremi che aggraveranno ulteriormente questa tendenza, anche perché è in crescita il numero di persone che vivono in zone a rischio. L’aumento di questi spostamenti può essere spiegato in gran parte proprio dall’aumento della popolazione, dallo sviluppo economico e dall’urbanizzazione nelle zone a rischio, spiega il rapporto norvegese, che sottolinea come i paesi in via di sviluppo sono più colpiti. Ma anche le regioni più sviluppate non sono risparmiate: in Giappone, il tifone Halong ha causato nell’agosto del 2014 lo sfollamento di 570mila persone.