
Foto e testi di Vittorio Giannella, tratte dal web magazine www.travelglobe.it a cura di Federico Klausner.
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Foto 1. Cenare godendosi il tramonto a bordo mare con i piedi nella sabbia a pochi metri dall’acqua? È consuetudine farlo nelle tradizionali Paillote: piccoli ristoranti derivati da ex capanni di pescatori dal tetto in paglia, da cui prendono il nome. In Corsica non c’è spiaggia che non ne abbia almeno una; alcune molto semplici, altre più ricercate e di design, ma il concetto “pieds dans l’eau” le accomuna tutte.
Foto 2. Una delle numerose strade panoramiche che conducono a piccole calette protette. Nella zona adiacente ad Ajaccio, la costa è frastagliata, formazioni rocciose a picco sul mare regalano scorci davvero unici. La tipica vegetazione mediterranea crea contrasti cromatici forti e tipici di questo tratto di mare.
Foto 3. La spiaggia di Saleccia è considerata da molti la più bella dell’isola. Un chilometro di sabbia bianca finissima, bagnata da acque calde e poco profonde, abbracciata da rocce che la proteggono dal vento. Si trova nell’area protetta Desert des Agriates e si può raggiungere solo a piedi tramite sentieri sterrati o via mare. È per questo motivo che anche in pieno agosto non troverete mai la calca che affolla le altre spiagge, l’ideale per chi cerca un angolo di relax.
Foto 4. La cucina corsa ha subito più influenze da quella italiana che da quella francese. Tra i prodotti tipici più famosi ci sono sicuramente i salumi di maiale. Sono così prelibati perché vengono prodotti solo con animali allevati allo stato brado, che si nutrono quasi esclusivamente di ghiande e castagne, conferendo alla carne un sapore unico. Tra tanti meritano una citazione il “prisuttu” prosciutto essiccato per 18 mesi, il “salamu” salsiccia speziata e il “lonzu”, un filetto di maiale affumicato e ricoperto di grasso.
Foto 5. Anche i formaggi di capra o pecora sono rinomati quanto i salumi, tra i più famosi c’è sicuramente il brocciu che i corsi definiscono “casgiu naziunale” (formaggio nazionale). Questo formaggio, più o meno stagionato, viene usato come base per realizzare zuppe, farcire le sarde o le verdure ripiene, inserito in omelette o semplicemente aggiunto a insalate fresche, magari avvolto da un sottile strato di sfoglia e scaldato in forno, nonché per la realizzazione del “fiadone” il dolce tradizionale corso.