
Era quasi mezzogiorno ieri a Suruc, la cittadina curda di Turchia vicino al confine con la Siria, lì di fronte alla città martire di Kobane, quando si è scatenato l’inferno. Un’esplosione provocata da una kamikaze ha ucciso 30 persone e ne ha ferite oltre 100, fra cui alcune in modo grave. Fonti vicine al governo di Ankara hanno fatto sapere che a compiere il gesto sarebbe stata una ragazza di 18 anni, simpatizzante di Isis, che si è fatta esplodere davanti al Centro culturale Amara. La struttura ospitava una delegazione di 300 persone della SGDF, l’Associazione dei giovani socialisti turca.
La kamikaze ha aspettato che i volontari si raggruppassero nel giardino a presentare ai cittadini e alla stampa il loro obiettivo, per fare detonare l’ordigno. Strage col film dell’orrore garantito, la folla scelta. Gli altri ragazzi stavano spiegando come intendevano portare viveri e soccorsi alla cittadina di Kobane, simbolo della lotta curda contro Isis, quando sono diventati loro la sofferenza da soccorrere. Con problemi creati dalla polizia che ha allontanato con violenza le persone che cercavano di portare aiuto ai compagni e avrebbe impedito a dei feriti di raggiungere l’ospedale.
Il presidente Erdogan non ha cambiato il suo programma ed è in visita a Cipro. Una scelta che ha fatto discutere. Durissimo il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan: «Ormai non distinguiamo più fra militanti dell’Isis e agenti dell’intelligence turca». I rapporti fra Ankara e lo Stato Islamico sono ambigui e al centro di numerose polemiche. 3000 i turchi che combattono con l’Isis. Lo Stato Islamico avrebbe inoltre infiltrato senza reale contrasto di polizia interi quartieri delle città dell’ Anatolia, mentre il confine turco è il passaggio più usato tra l’Europa e il ‘Califfato’ in Siria.
La Turchia ha sempre tenuto una discussa e netta linea anti Assad nella gestione della crisi siriana, con l’accusa, in alcune circostanze, di avere sostenuto Isis per fare cadere il regime di Damasco e indebolire i curdi che premono nel nord del Paese. Poi l’assedio di Kobane, e le forti tensioni con la minoranza curda per il non intervento delle forze armate turche per difendere la popolazione della cittadina. Ora il legittimo e forte sospetto che proprio questa nuova strage di curdi possa diventare il ‘casus belli’ cercato da Ankara per entrare con le forse armate in Siria contro Assad e i curdi stessi.