
È bastata una forzatura procedurale del presidente dell’Europarlamento Martin Schulz per cancellare con un colpo di spugna le tutele degli europei dal TTIP. Il socialdemocratico tedesco fa decadere l’unico emendamento in grado di mettere in seria discussione la clausola sui tribunali privati, il tanto discusso ISDS, gli ‘arbitrati’ privati, che aggirano la magistratura ordinaria. E senza l’ISDS – è la minaccia – gli Stati Uniti non vanno avanti. Prendere o lasciare, dunque. Nessuna possibilità di replica. Con 436 voti favorevoli, 241 contrari e 32 astenuti Strasburgo ‘prende ordini e lascia un po’ di dignità – è l’accusa – dando il via libera al proseguimento dei negoziati.
Il Parlamento Europeo ha così salvato il testo originale sull’Investor State Dispute Settlement, l’ISDS imposto come condizione irrinunciabile, dando mandato alla Commissione Junker di proseguire indisturbata i negoziati con gli Stati Uniti. Salta così anche l’emendamento sulla Human Rights Clause per “anteporre la tutela vincolante dei diritti umani rispetto alle dinamiche di mercato”. Mentre il capitolo sullo sviluppo sostenibile – ad esempio le fonti di energia rinnovabile – viene declassato a semplice discussione accademica, senza alcuno strumento impositivo.
Un gioco di cavilli evita il confronto sui contenuti in Aula, garantendo contemporaneamente la tenuta dei socialdemocratici, pronti a spaccarsi proprio sulla questione degli arbitrati internazionali. Buona parte di loro sono costretti a tradire impegni presi a livello politico popolare di preservare le tutele delle leggi nazionali sui diritti dei cittadini Ue. Così che l’imperativo americano diventa il ‘patto scellerato’ -come denunciato da alcuni in aula – delle ‘larghe intese europee’, il compromesso tra i Partiti popolari’ del centro destra con i Socialdemocratici dietro le fortissime spinte giunte dagli Stati Uniti.
A Strasburgo è fallito per ora il tentativo di rovesciare la logica di trasformare le norme di mercato in leggi vincolanti. Il Parlamento europeo si schiera dunque a larga maggioranza con i big del commercio e della finanza in nome del libero scambio e delle norme sul commercio mondiale. Una questione etica che peserà sul futuro di questa Unione.