
La politica europea è ostaggio dell’alta finanza e la crisi greca la dice lunga a questo riguardo. Nessuno mette in dubbio che nel passato, in alcune occasioni, funzionari greci corrotti si siano resi complici di una gigantesca frode bancaria ai danni della popolazione ellenica. Ci mancherebbe, questo è il segreto di Pulcinella! Anche perché lo scrivono, da mattina e sera, i giornali di mezzo mondo. Ma attenzione! Le responsabilità della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) in questa faccenda sono davvero gigantesche. Infatti, quanto sta avvenendo in Grecia, dal punto di vista debitorio, rientra nella strategia perversa, attuata per salvare le banche, che fu lanciata nel 2008 dalla Federal Reserve negli Stati Uniti con l’intento di coprire le perdite subite con i mutui subprime.
Cosa è successo concretamente nell’Eurozona? Molto semplice: in Europa le banche, in concomitanza con la crisi esplosa negli Usa, oltre ad acquistare titoli ipotecari dalle banche Usa, hanno concesso montagne di prestiti ai governi, come quello greco. Dal canto loro, le banche di Wall Street, in particolare Goldman Sachs, con un escamotage, all’insegna della peggiore “de-regulation”, avevano fatto apparire un prestito alla Grecia, non come debito, ma come un semplice “currency swap”. Per i non addetti ai lavori, si tratta di un contratto finanziario derivato, così definito poiché il suo valore “deriva” dall’andamento del valore di un’attività o dal verificarsi in futuro di un evento oggettivamente rilevabile.
Insomma, le banche di cui sopra, speculando alla grande, hanno fatto carte false! Questo concretamente cosa ha comportato per la Grecia? Semplice: nel 2009, il debito greco era di 180 miliardi di euro. Alla Grecia, allora, furono “concessi” due giganteschi bailout, uno nel 2010 e l’altro nel 2012, per un totale di 246 miliardi. Poco più del 9% di questi “aiuti” furono spesi dal governo di Atene, e oltre il 90% andò direttamente nelle casse di Deutsche Bank, Hsbc, JPMorgan Chase, e di hedge fund speculativi. Mentre le banche greche e il governo ellenico entrarono in fibrillazione, le grandi banche “to big to fail”, che avevano operato allegramente la speculazione, furono garantite al 100%. Dal 2010, come tutti sanno, la Grecia ha dovuto pagare il conto, imponendo un’austerità senza precedenti alla propria popolazione, costretta ad emigrare per la mancanza di lavoro.
Nel frattempo, il debito pubblico greco è salito a oltre 330 miliardi di euro e il Pil ellenico si è ridotto del 27%. Ecco perché, oggi, il governo di Atene esige che l’Europa metta fine a questa truffa bancaria globale e si assuma le proprie responsabilità rispetto ad un debito tecnicamente impagabile, investendo nell’economia reale che è l’unica in grado di garantire la crescita. D’altronde, dopo 5 anni di sacrifici, il popolo greco ha visto solo crescere il debito e non diminuire come sostenevano i burocrati di Bruxelles, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. Sarebbe ora che i politici europei uscissero dal letargo e la smettessero di essere marionette nelle mani di quei banchieri che hanno causato a livello planetario il disastro finanziario che è sotto gli occhi tutti.
La posta in gioco è alta! Ricordiamoci, tra parentesi, che nell’Eurozona ci sono circa 26mila miliardi di dollari di scommesse valutarie, derivati direttamente legati al valore dell’euro, stando alla Banca di Basilea per i Regolamenti Internazionali. In caso di uno shock causato da una degenerazione incontrollata della crisi greca, o del crollo della moneta unica, questi prodotti tossici produrrebbero ingenti perdite nel sistema e una crisi devastante. Una cosa è certa: facendo tesoro del magistero di papa Francesco sulla dottrina sociale, dovremmo davvero levare la nostra indignazione.