
Lo hanno definito il ‘Bill Gates saudita’, membro della famiglia reale e nipote del fondatore del Regno Abdel Aziz Al Saud, secondo la rivista Forbes è il 34esimo uomo più ricco al mondo. Il suo testamento ‘ante-mortem’ lo ha letto lo stesso principe, il primo luglio a Riad di fronte alla stampa. Uomo di fede e imprenditore accoro il principe, proprietario e fondatore della Kingdom Holding Company, tra le maggiori holding saudite con partecipazioni in Apple, Amazon, Coca Cola, Twitter, Disney, McDonald’s e nella catena alberghiera di lusso Four Seasons, per citare solo alcuni gruppi.
L’uomo di fede, fa riferimento ad una ben precisa shura del Corano. ‘La carità non consiste nel volgere i volti verso l’Oriente e l’Occidente, ma nel credere in Allah e nell’Ultimo Giorno, negli Angeli, nel Libro e nei Profeti e nel dare, dei propri beni, per amor Suo, ai parenti, agli orfani, ai poveri, ai viandanti diseredati, ai mendicanti; nel liberare gli schiavi; nell’assolvere l’orazione e pagare la decima […]’. Nell’Islam l’atto filantropico è ‘istituzionalizzato’ in uno dei cinque pilastri dell’Islam: la Zakat, forma di elemosina obbligatoria calcolata sulla base della propria ricchezza.
In base a tanto nobile dettame di fede, quei 32 miliardi di dollari -ci narrano- saranno destinati in futuro alla fondazione caritatevole, la Alwaleed Philanthropic Foundation. A creare timori nel mondo e cattivi pensieri, oltre all’esibizione di tanta generosità, altre temute maliziose. Da sempre il finanziamento saudita di mujaheddin e combattenti utili agli obiettivi del regno è passato proprio attraverso alcune di queste fondazioni. Difficile distinguere tra i flussi di denaro inviati per una madrasa, la scuola islamica, o per acquistare una partita di armi. Dall’Afghanistan ai Balcani, e non solo.
Per parlare della attualità di stringente e temuta, sulle fonti di finanziamento dello Stato Islamico, e sospetti ma non ancora dati certi e dimostrabili su alcuni finanziamento per così dire ‘ufficiosi’ da parte di governi arabi, principalmente quelli del Golfo. Si sa di grossi finanziamenti economici che giungono a ingrossare le finanze del Califfato, ed è stato accertato che buona parte degli aiuti sono di donatori privati attraverso fondazioni e altri enti caritatevoli sunniti nel mondo. A questo punto, l’augurio di buona fede del donatore, e qualche timore che resta su quei 32 miliardi del principe Al Walid.