Sul nucleare iraniano
rinvio senza rottura

Il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, emissario di Teheran ai colloqui di Vienna sul nucleare, è tornato in Iran per consultazioni, mentre i negoziatori ridiscutono sull’interpretazione da dare agli accordi preliminari raggiunti due mesi fa. La scadenza per le trattative tra la repubblica islamica e il gruppo 5+1, i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania, era stata fissata al 30 giugno, ma ormai tutti gli interlocutori hanno confermato che i negoziati proseguiranno comunque nell’interesse di molti protagonisti e nella ostilità di molti altri.

 

Iran nucleare sito 800

 

Per il segretario di stato statunitense John Kerry un accordo, sottolinea il New York Times, sarebbe la coronazione del mandato alla guida del Dipartimento di Stato. A Vienna anche il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, Mentre in settimana arriveranno nella capitale austriaca i responsabili delle diplomazie francese, britannica e tedesca. Aria da celebrazione di evento. Dall’Unione europea toni cautamente ottimisti sulla ‘volontà politica’ di raggiungere un accordo. Per il vice ministro degli esteri cinese Li Baodong, un accordo potrà essere raggiunto entro una settimana. Per ora prudenza.

 

La trattativa si prolungherà di giorni o per diverse settimane, e al momento nessuno è sicuro che si arriverà a un compromesso. Sappiamo che le grandi potenze sono disposte a cancellare le sanzioni economiche contro l’Iran, e che Teheran accetterà di ridurre la portata del suo programma nucleare al punto da non poter fabbricare la bomba in meno di un anno. Questo permetterebbe all’Iran di rimettere in sesto la sua economia. Su questo tutti d’accordo, ma non esiste un’intesa sulla durata del compromesso, sui mezzi per verificarlo, le ispezioni, e sul ritmo della cancellazione delle sanzioni.

 

Scorie

 

Ogni virgola è oggetto di discussioni interminabili, rallentate dalla ostilità russa verso gli attuali interessi Usa e dalle diffidenze francesi. Eppure la cancellazione delle sanzioni è vitale per la Repubblica islamica mentre gli Stati Uniti hanno un bisogno del compromesso, per non arrivare a dover bombardare le strutture nucleari iraniane perdendo il fondamentale appoggio di Teheran nella lotta agli estremisti dello Stato islamico e nella stabilizzazione dell’Iraq all’interno delle frontiere attuali. Il buon senso parla di accordo, ma -vedi la crisi Greca- la politica non sempre è razionalità.

 

Tags: vienna
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