
Si torna a parlare di Stato palestinese
Il 20 giugno al Cairo il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius espone al Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), un piano per la ripresa dei colloqui di pace con Israele.
L’iniziativa sarebbe coordinata dagli USA e prevede una Conferenza con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU e altri Stati europei e arabi per concludere l’accordo finale sui nodi del conflitto entro 18 mesi.
La proposta, subito bocciata dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu, è raccolta dal Presidente Abbas che auspica la fine dell’occupazione e uno Stato Palestinese indipendente che comprenda Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est, capitale dei due Stati.
In realtà, la situazione è più complessa
Il 15 e 16 giugno, pochi giorni prima dell’incontro del Ministro Fabius con il Presidente dell’ANP, circola la notizia che USA e UE intenderebbero aprire un dialogo con il movimento islamico palestinese Hamas e rimuoverlo dalla Black List delle organizzazioni terroristiche.
Decisione che deriverebbe dalla sospensione da parte di Hamas degli attacchi suicidi da oltre 10 anni e dal recente inizio di incontri del movimento con esponenti arabi ed europei a Gaza e a Doha su mandato dell’Intelligence israeliana con la quale non vi è alcun contatto diretto ufficiale.
In merito a questa trattativa segreta vi sono due versioni opposte.
Confronto inconfessabile
Hamas nega ogni contatto e lo ribadisce nel corso di colloqui con i rappresentanti del Fronte Popolare, del Fronte Democratico, del Jihad Islamico e del Partito Popolare.
Dall’altro canto, l’Agenzia di Stampa Francese rivela che tramite mediatori Hamas avrebbe proposto una tregua dai 5 ai 120 anni in cambio della fine del blocco su Gaza da terra e mare.
All’AFP la conferma verrebbe da fonti israeliane.
Vero o falso, i recenti pochi fatti certi mostrano una singolare cronologia.
La sera del 17 giugno il Presidente Abbas annuncia l’intenzione di dimissionare il Governo di Unità Nazionale nato dall’Accordo Fatah-Hamas, rivelatosi inefficiente.
Dopo l’incontro con il Presidente Abbas, il ministro Fabius dichiara che nel nuovo Governo palestinese faranno parte solo persone che riconoscono Israele, rinunciano alla violenza e sono in accordo con la posizione del “Quartetto” (ONU/USA, UK, EU, Russia).
Cosa accade di nascosto
Dai fatti emerge anche che Musa Abu Marzouk, vice di Hamas, si è recato a Doha; che l’Egitto ha finalmente aperto il valico di Rafah per consentire l’ingresso a Gaza del cemento per la ricostruzione; che l’ala militare di Hamas sta sorvegliando l’area della frontiera israelo-palestinese di Heretz, dopo i razzi esplosi dal JIP contro le colonie vicine.
Né va neppure omesso il fatto che il Governo Fatah-Hamas non è mai decollato.
Da un lato le Brigate Ezzed din al-Qassam non hanno mai ceduto la gestione dei varchi alla Sicurezza di Fatah dove hanno persino ostacolato la commemorazione dell’undicesimo anniversario dalla morte del Presidente Arafat.
Dall’altro, l’ANP ha lasciato senza lavoro e reddito i circa 40 mila dipendenti pubblici di Gaza dopo lo scioglimento del Governo di Hamas guidato da Ismail Haniyeh, mentre oltre 20 mila abitanti della Striscia, dipendenti dall’ANP che ha governato a Gaza fino al 2007, continuano a percepire lo stipendio senza lavorare.