No dalla Chiesa di Roma
alla nuova Guerra fredda
contro la ‘Madre Russia’

Seconda visita di Vladimir Putin in Vaticano, secondo incontro con Papa Francesco, il più delicato, che pare sia stato concordato tra la diplomazia russa e di quella vaticana solo nelle ultime settimane. Spinte della stretta attualità politica quindi, con Putin che fa chiedere e il Vaticano che subito risponde: segnali chiari dai due fronti. Il Papa non si presta a far parte del ‘cordone sanitario’ che alcuni circoli occidentali vorrebbero intorno alla Russia di Putin nel momento in cui gli argomenti di tensione tra la Russia e molti Paesi dell’Occidente a trazione nord-atlantica si sono moltiplicati.

Missione vaticana, spezzare la spirale di ostilità e reciproche accuse tra Russia e Paesi occidentali intorno alla crisi ucraina divenuta un alibi dai contorni sempre più dubbi, e tenere le parole di Papa Francesco fuori dalla trappola dei blocchi contrapposti. Una terzietà di schieramento ma non di valori e di timori, quando papa Francesco parla di «terza guerra mondiale a pezzi». Il Patriarca della Chiesa russa Kirill aveva elogiato la posizione vaticana sulla crisi ucraina, ‘senza affermazioni unilaterali invocando la fine della guerra fratricida’. Le Chiese più avanti dei mondi civili in cui esse vivono?

 

 

L'accoglienza in Vaticano

L’accoglienza in Vaticano

 

A Mosca l’attuale Vescovo di Roma non viene dunque considerato un ‘cappellano dell’Occidente’ a guida nord-atlantica. Mentre il gesuita Papa Bergoglio sa bene che la Russia è attore primario e Putin un interlocutore inevitabile, e prezioso, per arginare il terrorismo islamico in Medio Oriente, e non solo. Per questo, nonostante le pressioni degli Stati Uniti, del governo di Kiev e di un’Europa riluttante, il Vaticano continua a non schierarsi contro la Russia sulla questione ucraina. Nonostante le sollecitazioni anti russe dell’arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica a Kiev.

La diplomazia statunitense avrebbe raccomandato al Vaticano di diffidare di Putin. Ma la linea del Vaticano era stata resa nota il 12 maggio all’International institute for strategic studies di Londra. Parlando ad una quarantina di analisti della strategia della Santa Sede, il nunzio in Gran Bretagna monsignor Antonio Mennini, in passato ‘ambasciatore’ a Mosca per otto anni, aveva ricordato che il Papa non ha mai definito Putin un aggressore. La conferma di un Vaticano ancorato all’Occidente, ma non disposto a schiacciarsi pregiudizialmente sulla sua politica estera. Messaggio oltre Atlantico

 

Le foto per la storia

Le foto per la storia

 

L’assillo vaticano sembra quello di scongiurare che una nuova guerra fredda blocchi la distensione tra mondo cattolico e ortodosso e spacchi quello ortodosso tra filo e anti-russi. Il rischio dei arrivare ad una guerra fredda religiosa. L’immagine ricordata in questi giorni, è quella di Giovanni Paolo II, secondo il quale l’Europa per respirare bene doveva avere ‘due polmoni: uno orientale e uno occidentale. Le mediazioni del Vaticano nelle crisi mondiali fanno di Bergoglio un protagonista riconosciuto, anche se non molto amato da chi somma le aperture a Putin a quelle col cubano Raul Castro.

Nella scelta di tenere aperto il dialogo con il Cremlino, Bergoglio dice al mondo che la Guerra fredda deve rimanere materia del passato. Sui temi caldi come la sempre più confusa questione mediorientale, l’avanzata dell’Is, il caos in Libia, non è pensabile prendere decisioni senza o contro Mosca. Al contrario appianare i dissidi tra l’Occidente -Stati Uniti in testa- e Putin potrebbe aprire nuove vie per la pace e -questione di forte e specifico interesse papale- per la difesa dei cristiani. La vicinanza temporale tra la fine del G7 e la visita di ieri amplifica certo l’effetto del messaggio papale.

 

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