
Ufficialmente si tratta di esercitazioni decise da Russia e Cina per addestrare i rispettivi equipaggi in vista di possibili missioni congiunte di ‘peacekeeping’. Utili comunque anche in altri frangenti meno pacifici. LookOut ama il dettaglio e precisa che gli ufficiali delle forze armate russe e della marina cinese si sono dati appuntamento all’aeroporto di Vladivostok, estremo est della Russia, sull’oceano Pacifico. Missione di ricognizione per studiare le aree per lo sbarco delle truppe a Mys Klerk: territorio russo sul mar Giapponese, di fronte all’arcipelago del principale alleato Usa in zona.
Nulla pare debba essere attribuito al caso. Quindi non deve sorprendere il fatto che l’inizio di questa seconda fase di esercitazioni nel Mar del Giappone arriva con due mesi d’anticipo sull’iniziale tabella di marcia, proprio all’indomani della conclusione dell’ultimo G7 in Germania. Un botta e risposta. Il summit nel corso del quale Stati Uniti e Unione Europea hanno ribadito la linea dura nei confronti di Mosca, prospettando nuove sanzioni se il Cremlino non si atterrà agli accordi di Minsk rispettando la sovranità dell’Ucraina nei suoi territori. Mancano dettagli sugli obblighi per Kiev.
Nei giorni che hanno preceduto il G7, gli USA non avevano escluso la possibilità di spostare i propri missili in Nord Europa per contrastare le presunte violazioni da parte della Russia al trattato INF (Intermediate-range Nuclear Forces) chepose fine alla vicenda degli Euromissili installati da USA e URSS sul territorio europeo. Stiamo parlando del 1987, trattato firmato tra Ronald Reagan e Michail Gorbačëv. Ma i tempi sembrano cambiati, in peggio. All’asse ‘Nato’ e amici del G7, la risposta del Cremlino che fa sentire la propria voce a Washington sfruttando il prezioso alleato cinese.