Foto e testi di Graziano Perotti, tratte dal web magazine TravelGlobe diretto da Federico Klausner
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Gli ultimi discendenti del regno dei Maya Quiché abitano ancora l’altopiano centrale. Vestono ancora costumi dai colori squillanti, che si mescolano in riti e danze sfrenate come quella della Conquista
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Chichicastenango. Brucia il pom (impasto di incenso e resine) sul sagrato della chiesa consacrata a San Tomas, all’interno antichi riti Maya si fondono con le preghiere cristiane. Alla fine della messa lo spagnolo lascia il posto alla lingua originaria il Nahuatl. In questi momenti un extranjero non è ben visto, soprattutto con al collo una macchina fotografica. L’interno della chiesa è l’unico luogo della grande piazza non invaso dal turismo di massa
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Dal 13 al 21 dicembre a Chchicastenango si tiene la Fiesta de Santo Tomás, uno degli eventi più spettacolari dell’America Centrale. Un mix di tradizioni Maya e cattoliche per celebrare il Santo patrono: sfilate di bande musicali, processioni, danze tradizionali, tra cui la Danza della Conquista, che culmina il 21 dicembre (giorno di San Tommaso) con l’esibizione dei palo volador
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In Guatemala la Danza della Conquista è l’espressione più popolare del folklore, spesso intrisa di simboli, che raccontano la lunga storia del popolo direttamente discendente dai Maya. La Danza narra la lotta del capo maya Tecùn Umàn contro il conquistador Pedro de Alvarado. Ricevuta l’intimazione di convertirsi al cristianesimo, il capo indigeno rifiutò sdegnato, benché la notte antecedente avesse sognato la propria morte
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Tecùn Umàn decise di battersi ugualmente soccombendo solo dopo un estenuante combattimento. Il successore dell’eroe Zunum, accettò la conversione e con lui tutto il suo popolo. Oggi la danza spesso interpreta manifestazioni di protesta in riferimento a situazioni sociali e politiche considerate negative dal popolo Quichè
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