C’ERA UNA VOLTA Macedonia ottomana poi gli invasori tedeschi albanesi e bulgari

l 2 agosto 1903, a Kruscevo, piccola città nel sud-ovest della Macedonia, scoppiò una violenta rivolta antiottomana ricordata oggi come “il giorno di sant’Elia” (Ilinden) per la coincidenza con la festa del santo. Al contrario di precedenti rivolte la preparazione era stata lunga e laboriosa in quanto si erano cercati contatti con altre forze rivoluzionare sparse per la Macedonia fino ad Adrianopoli, in Tracia. La rivolta principale durò solo una decina di giorni: il tempo necessario agli ottomani per raggruppare le forze e colpire duramente i focolai insurrezionali con duecentomila soldati che ebbero facilmente ragione di venticinquemila insorti. Il bilancio fu molto pesante, soprattutto per la popolazione civile: difficile ancora oggi una stima, ma le vittime degli ottomani furono almeno settemila, oltre trentacinquemila macedoni rimasero senza casa essendo stati bruciati villaggi interi ed indefinibile il numero dei profughi.

 

L'attuale capitale Skopje un una cartolina del 1943

L’attuale capitale Skopje un una cartolina del 1943

 

Per la prima volta si attuò un tentativo insurrezionale indipendentista e federalista per il futuro assetto della Macedonia: fu infatti proclamata la “repubblica di Kruscevo” e nominato presidente Nikola Karev, un insegnante elementare. In Tracia nei pressi di Adrianopoli (Edirne) fu proclamata nello stesso momento la “repubblica della Strandza”, dal nome del massiccio montuoso che si affaccia sul mar Nero, e a capo fu posto un triumvirato formato da Michail Gerdiscikov, Stamat Ikonomonov e Lazar Madsharov. Purtroppo non si verificò l’unica circostanza che avrebbe dato una minima probabilità di successo agli insorti: a causa delle difficile relazioni con l’Austria (originate dal timore di un rafforzamento russo nei Balcani), la Russia non intervenne. Anzi, le due grandi potenze, nel settembre 1903 – non trovando un accordo sulla spartizione dei Balcani – decisero per il mantenimento dello status quo appoggiando una vaga politica ottomana di riforme.

 

Il Gran Mufti di Gerusalemme ispeziona la divisione SS albanese Skanderbeg

Il Gran Mufti di Gerusalemme ispeziona la divisione SS albanese Skanderbeg

 

La rivolta di Kruscevo segnò definitivamente la fine dei movimenti indipendentisti sorti ‘dal basso’ all’interno del dominio ottomano nei Balcani e della possibile collaborazione tra loro per attuare una soluzione federalista. L’Organizzazione rivoluzionaria interna macedone (Vrmo), la Società di San Sava serba e la Società nazionale greca (Ethnike hetaireia) divennero progressivamente strumenti nelle mani dei rispettivi governi, rispecchiandone attriti e compromessi e frammentando l’azione comune su basi etniche nazionali. La soluzione arrivò solo un decennio dopo, quando Serbia, Montenegro, Grecia e Bulgaria si accordarono per spartirsi i Balcani ai danni dell’impero ottomano, ma anche imponendo tra loro confini artificiali. Nella parte occidentale dei Balcani analoga sorte subì anche l’Albania, nominalmente indipendente dal 1912, ma spartita in realtà tra potenze occidentali.

 

I partigiani macedoni a Bitola

I partigiani macedoni a Bitola

 

Dopo la dissoluzione del regno di Jugoslavia nel 1941 la Macedonia fu occupata dai bulgari, rimanendo relativamente a margine dei grandi scontri tra ustascia, cetnici e partigiani. Non mancarono tuttavia tensioni interne tra il movimento di Tito e il partito comunista bulgaro, per cui solo a partire dal 1943 nacquero consistenti unità partigiane macedoni che fronteggiarono contemporaneamente gli occupanti albanesi, bulgari e tedeschi infliggendo loro perdite rilevanti. Il 2 agosto 1944, anniversario della “rivolta di sant’Elia”, fu proclamata la Repubblica Socialista di Macedonia (confluita nella federazione jugoslava nel 1946): nella prima riunione dell’assemblea popolare la lingua macedone fu dichiarata lingua ufficiale e ben presto cominciò a riformarsi un’identità nazionale macedone. Caso singolare nella ex federazione jugoslava, ai superstiti della rivolta di Kruscevo fu concesso un distintivo che li equiparava ai partigiani di Tito, riconoscendo indirettamente che la lotta di liberazione nazionale era partita dal lontano agosto 1903.

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