Quel bambino nel trolley
La Spagna del non asilo
nell’ Europa blindata

Abou, il bambino di 8 anni che ha cercato qualche giorno fa di entrare in Europa chiuso in un trolley, è una delle tante storie di migranti che quotidianamente i media raccontano. Questa volta però il copione è diverso: niente barconi sovraffollati, né salvataggi in mare. Non ci troviamo nel Canale di Sicilia, bensì sulla terra ferma, nella città di Ceuta, che assieme a Melilla, situate sulla costa, costituisce ciò che resta della dominazione aragonese in Marocco. Due pezzi di Spagna sul continente africano. Che equivale a lasciare il vasetto della marmellata a portata di mano: una tentazione troppo grande, che spinge ogni anno circa dieci mila esuli (africani e non) ad accamparsi per mesi lungo il confine delle due città delimitato da alte mura e metri di filo spinato.

 

Migranti respinti sulle recinzioni di confine a Melilla

Migranti respinti sulle recinzioni di confine a Melilla

 

Periodicamente e in gruppo, al fine di aumentare le possibilità di successo, si tenta un vero e proprio «assalto alla cittadella». Una gran corsa a scavalcare le recinzioni, scendere dall’altro lato senza ferirsi, sfuggire agli agenti della Guardia Civil. Ad attenderli, ossa rotte, graffi, gas lacrimogeni e, a volte, la morte. Per le cadute o per i colpi della polizia spagnola: a febbraio 2014, quindici persone sono rimaste uccise a causa dei proettili di gomma esplosi. Per chi ce la fa, comunque, c’è l’arresto e il rimpatrio. Quella di Ceuta e Melilla è un’altra delle tante porte d’ingresso d’Europea. Sebbene il numero degli arrivi sia quasi dieci volte più basso rispetto a quello dell’Italia, il governo spagnolo ha di recente approvato una legge che impedisce le richieste d’asilo.

 

Per Julio Gonzàles, docente di diritto amministrativo all’Università Complutense di Madrid, «Questo provvedimento è illegale, perché lede il diritto fondamentale di richiedere l’asilo. Trovo paradossale che la Spagna sia il paese europeo con il numero annuo più basso di richieste. La nuova legge inoltre autorizza la cosidetta pratica degli hot-returns: il rimpatrio forzato anche per coloro che provengono da paesi in cui possono finire vittime della guerra o delle persecuzioni: fatto che lede sia la Convenzione internazionale sui diritti dell”uomo, che la Costituzione spagnola».

 

La Spagna, pur vantando chilometri di costa come l”Italia, non è una meta altrettanto ambita. Gli sbarchi si concentrano nei pressi di Malaga, a 25 km dall’Africa, mentre la maggior parte è diretta verso Ceuta e Melilla o verso le Canarie. Molti, ancor prima, vengono bloccati in Marocco, che ha dislocato lungo il confine spagnolo un corpo speciale della propria polizia, denunciata da numerose organizzazioni per i diritti umani per le brutalità compiute. Nondimeno, «si chiude un occhio», allorché è utile fare pressioni su Bruxelles o Madrid per ottenere vantaggi di tipo economico o commerciale.

 

Migranti sulle recinzioni di confine a Melilla

Migranti sulle recinzioni di confine a Melilla

 

Tanti siriani, egiziani, afhgani, sub-sahariani e così via non solo devono sfuggire alle angherie subite nei paesi d”origine, ma anche all”egoismo della blindata Europa che, negando alle persone l”esercizio dei diritti fondamentali, li obbliga all”illegalità, per poi biasimarli. Come nel caso dei genitori del piccolo Abou, che hanno preferito chiudere il proprio figlio in una valigia, piuttosto che costringerlo a scavalcare un muro di sei metri, incappare nella violenza della polizia, o sopportare una perigliosa traversata in mare. Con possibilità di sopravvivenza in ogni caso molto basse.

Tags: bambini Spagna
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