
Il dopo terremoto in Nepal è anche peggio, come se gli oltre 7 mila morti, i 14 mila feriti e le decine di migliaia di case ed edifici distrutti fossero stati ancora troppo poco. Oltre tre milioni e mezzo di nepalesi ora rischiano di fare la fame, avverte la Fao. In un sistema economico e sociale già fragile, quello del rischio per la sicurezza alimentare è un dramma che il Paese farà fatica a superare. I danni provocati dal sisma del 25 aprile costringono i contadini a saltare la stagione della semina. Ma i due terzi della popolazione del piccolo territorio asiatico, stretto tra la pianura del Gange e le montagne dell’Himalaya, dipende proprio dall’agricoltura.
Secondo l’agenzia Onu per l’Alimentazione servono con urgenza oltre 8 milioni di dollari per aiutare i contadini nepalesi a riprendere le attività agricole e prepararsi per l’imminente stagione della semina del riso. Ma i soldi necessari sono molti di più: le agenzie dell’Onu hanno lanciato una campagna di 415 milioni di dollari. Le aree agricole sono tra le maggiormente colpite, dopo le città di Kathmandu e Pokhara. I contadini, dice ancora la Fao, “non saranno in grado di avere raccolti di riso -il principale alimento base del Paese- fino alla fine del 2016”. Al danno si aggiunge il danno: mancano i mezzi di sussistenza.
In milioni oggi rischiano di rimanere senza cibo, dopo la perdita delle scorte alimentari e di grano e mais. Stando così le cose già nelle prossime settimane il Nepal potrebbe assistere ad una grave riduzione della produzione alimentare e di conseguenza dei redditi di milioni di famiglie. Le autorità non sono ancora in grado di fornire una reale stima del danno nel settore agricolo, fa sapere l’Onu. Ma “è probabile che le famiglie colpite abbiano perso capi di bestiame, raccolti, scorte alimentari ed altri input agricoli di valore. Al tempo stesso –dicono ancora alla Fao- il disastro ha distrutto mercati ed infrastrutture”.
Strade, canali di irrigazione e di drenaggio di importanza cruciale sono stati letteralmente sbriciolati sotto la potenza del terremoto. Il commercio interno e lo stesso flusso di aiuti umanitari d’emergenza sono quindi difficoltosi. Oltre 20 mila contadini in grave necessità sono rimasti isolati. È verso di loro che l’Onu concentra molti degli sforzi. Ricostruire non basta, bisogna far ripartire al più presto l’economia del Nepal, a cominciare da quella agricola. Contemporaneamente bisogna rimettere in piedi strade di collegamento e siti di importanza culturale mondiale, risorse preziose per l’economia turistica del Paese.