
Questo nucleare non s’ha da fare. Il Giappone del dopo Fukushima, il più grande disastro atomico degli ultimi decenni, non è ancora pronto a riaprire le porte delle proprie centrali. Troppo rischioso, secondo l’ingiunzione dei giudici nipponici, che hanno bocciato la nuova richiesta del colosso Kansai Electric Power di riaprire due reattori dopo lo shut down dell’energia nucleare nel Paese. Il premier Shinzo Abe ci aveva sperato, ma ancora una volta ha incassato il secco no di un tribunale nipponico sul ritorno al nucleare.
Sono passati quattro anni dal terribile incidente che ha devastato la provincia di Fukushina, ma le procedure di sicurezza degli impianti atomici – i giudici ne sono convinti – “non sono credibili”. L’ultimo no era arrivato l’anno scorso. Poi la Kansai Electric ci ha riprovato, presentando nuovi piani di riavvio dei reattori 3 e 4 di Takahama. Il tribunale però ha rigettato le osservazioni della utility energetica, dando ragione ai cittadini della regione. Sono stati loro, infatti, a mettere i giudici in allarme. Una vittoria per gli ambientalisti.
Secondo gli abitanti della zona i piani di riavvio dei reattori atomici sottovaluterebbero i rischi di terremoto, oltre a non soddisfare gli standard di sicurezza più severi. La mancanza di misure di evacuazioni adeguate completerebbero il quadro già molto precario. Stando a quanto riferisce la Tv pubblica Nhk Television nello stabilimento gestito dalla Kansai Electric non può essere garantita alcuna sicurezza. Gli standard normativi, dicono, “mancano di razionalità”. Giudizio impietoso nei confronti di chi vuol giocare a fare il samurai atomico.
Se le associazioni ambientaliste e i cittadini della prefettura di Fukui non si fossero opposte, forse a quest’ora quei reattori scarsamente sicuri sarebbero ripartiti presto. Secondo le normative, infatti, gli impianti sono perfettamente in grado di ripartire entro l’anno. La decisione dei giudici, invece, rimette tutto in discussione e allunga i tempi chiedendo maggiori controlli e procedure migliori. Ma al di là delle procedure giudiziarie appare chiaro che l’incubo del disastro nucleare del 2011 non è ancora svanito e che i giapponesi non sono sicuri di voler riaprire le centrali.