
Il Secret Intelligence Service, il SIS, è l’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna, noto anche a noi comuni mortali che hanno letto qualche racconto si spionaggio, col nome di MI6, ‘Military Intelligence, Sezione 6’. L’equivalente del nostro attuale Aise, ex Sismi, eccetera eccetera. Nonostante sia nato più di cento anni fa, nel 1909 come sezione esteri del Secret Service Bureau, il SIS-MI6 usa tecniche di ricerca del personale decisamente moderne, democratiche e trasparenti. Come fanno la maggior parte dei datori di lavoro del Regno Unito: con un annuncio sul giornale.
Attualmente sono molto ricercate donne di origine araba britannica il cui utilizzo appare intuitivo a noi che di spionaggio conosciamo solo qualche personaggio da film. Ma vediamo cosa è comparso oggi sulla pagine del Times: “Donna, Araba britannica, 23 anni, di Newcastle. Laurea in ingegneria informatica, musulmana, amante dei gadget elettronici, appassionata di jogging”. E quindi l’appello: se hai questi requisiti, contatta il Servizio segreto. E al cronista italiano subito scappa da ridere al pensiero di chi, a casa nostra, volesse inviare il curriculum ‘tecnico scientifico’ al nostro MI6.
Provate e cercare su qualsiasi documento pubblico dello Stato Italiano una qualsiasi indicazione su una dei due servizi segreti noti: AISI, Agenzia per la sicurezza interna, e AISE, agenzia per la sicurezza esterna. C’è pure il ‘Dipartimento informazioni per la sicurezza’, il DIS, una sorta di coordinamento tra spionaggio interno e estero che viene descritto come parte della Presidenza del Consiglio dei ministri che fa parte del ‘Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica’. Sottosegretario che rappresenta il presidente del consiglio è attualmente Marco Minniti. Poi stop.
Vai a Mosca e qualsiasi passante sa indicarti la sede dell’ex KGB, la Lubianka, che resta la sede delle spie di Putin, oppure, nel west Virginia trovi le indicazioni autostradali per la sede Cia di Langley. Da noi no. Non c’è un indirizzo, un recapito, un telefono, perché da noi ciò che non è esplicitamente pubblico, e a volte neppure quello, resta sempre un po’ segreto. Caricaturale ma a quanto pare ineludibile. La trasparenza non è mai stata una virtù da queste parti. E fa sorridere la sola idea di un annuncio economico sul Corriere della Sera tipo quello che c’è oggi sul Times.
Tra le tante curiosità di una vita, dopo essere entrato alla Lubjanka e aver ‘bazzicato’ dalle parti di Langley (sempre e solo come reporter, sia chiaro), chi sa se mai avrò l’opportunità di superare lo sbarramento di carabinieri alla porte di Forte Braschi, nel quartiere romano di Boccea? O almeno leggere da qualche parte un’insegna che indichi un ufficio aperto al pubblico dove qualcuno parla con i cittadini e non per svelare segreti. Certo uno può sempre presentarsi ad una caserma dei carabinieri e provare e chiedere, ma tendo a sconsigliarlo. Resta la speranza dell’annuncio AAA.