Yemen, battaglia di Aden nella guerra medioevale tra sunniti sciiti e jihad

A una settimana dall’inizio dei bombardamenti della coalizione araba contro la minoranza sciita Houthi in Yemen, gli scontri si intensificano. Ed è ad Aden, città portuale sulla costa sud dello Yemen che si sta combattendo la battaglia forse decisiva di una guerra confusa, ai limiti dell’assurdo. Una campagna militare vera, con dispendio di mezzi militari, di ordigni e di morti, avviata il 26 marzo da una coalizione a guida saudita per contrastare l’avanzata dei ribelli sciiti Houthi e riconsegnare il potere al presidente sunnita Mansour Hadi. ‘Buoni’ e ‘cattivi’ indistinguibili.

 

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Aden, nome dai richiami di perdenti guerre coloniali italiane, la campagna dell’Africa Orientale nella seconda guerra mondiale. Ora è un va e vieni di truppe che prima prendono e poi perdono e poi riprendono la martoria città fatta capitale di guerra. La città che si affaccia sul mar Rosso, assieme alla capitale ufficiale Sana’a, sono tra i principali bersagli degli aerei della coalizione contro i ribelli Houthi. Bombardamenti non mirati quelli della coalizione araba che hanno avuto un impatto più sulla popolazione civile che sul nemico. Le Nazioni unite denunciano morti e feriti tra i civili.

 

Il Wall Street Journal ha rilevato come che il sentimento generale del popolo yemenita nei confronti dell’intervento straniero sta cambiando con l’aumentare dei morti e dopo la chiusura dei porti vitali per l’economia già esangue del paese -uno dei più poveri al mondo- e dopo che i raid hanno preso di mira anche le poche industrie ancora funzionanti. Odio atavico verso le tribù Houthi del nord, ma questo intervento saudita sta colpendo città dove gli Houthi non sono neppure vicini. Incapacità militare saudita con il generale Ahmed bin Hasan Asiri costretto a giustificarsi per le vittime civili.

 

L’Iran, che è il vero regista dell’avanzata della setta sciita degli Houthi nel paese, ha definito la campagna militare in Yemen come ‘un nuovo Afghanistan’ per l’Arabia Saudita. Già nel 2009, Riad aveva provato a ridimensionare la minoranza Houthi nel paese con un intervento armato. Anche in quel caso finì con ben pochi risultati e i sauditi si accontentarono di limitare l’avanzata sciita confinandola al nord del paese. E sempre nel 2009 i civili pagarono un costo elevato in termini di vite umane: anche allora, gli americani definirono i bombardamenti sauditi come ‘imprecisi’.

 

YEM bandiera sito

 

A trarre vantaggio dagli scontri tra le forze di Hadi e gli Houthi sono gli estremisti islamici. Mentre l’esercito del presidente e i ribelli sciiti si scontravano a Aden, militanti di al Qaida nella penisola araba, l’Aqap, hanno assaltato il carcere della città costiera di Mukalla, un altro porto strategico del paese, liberando 300 detenuti. Tra questi anche diversi combattenti qaedisti e alcuni dei suoi leader, come Khaled Baterfi, in carcere dal 2011 e che ora si mostra festante in foto e filmati mentre calpesta la bandiera yemenita. Una sospetta coincidenza di obiettivi tra sunniti sauditi e hjiadisti.

 

 

 

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