
Reazionari trasversali
Durante gli incontri dell’Iran con il G. 5 + 1 in Svizzera, 47 dei 54 Senatori Repubblicani statunitensi avevano firmato una lettera indirizzata alle autorità iraniane nella quale dichiaravano che eventuali impegni assunti dall’attuale Presidente non sarebbero vincolanti per il suo successore.
L’amministrazione Obama fa passare l’accordo attraverso l’Onu e fa fessi i 47 forcaioli.
In Iran i conservatori iraniani, stessa pasta ma forse più intelligenti, ora sultano assieme a tutta la popolazione. Rinforzati dalla nomina dell’Ayatollah Mohammad Yazdi, ultra-conservatore, a Capo dell’Assemblea che orienta la nomina della Guida Suprema, l’area radicale aveva chiesto che l’eventuale Accordo venisse sancito dall’ONU. Così è avvenuto e non hanno formalmente più nulla da criticare.
Smontato in un colpo tutto lo schieramento interno che alle prossime elezioni Presidenziali aveva deciso di votare contro il moderato Rowani. Tra loro il Generale Qassem Suleimani, imbattibile eroe della guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein (1980-1988) e delle missioni in Afghanistan, Siria, Iraq e ora contro l’Islamic State of Iraq an Sham, Capo dal 1994 delle Brigate Al Quds.
Ora voteranno tutti Rowani senza se e senza ma.
I neo-con israeliani e la voglia di guerra
Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, riconfermato nelle elezioni della paura del 17 marzo, ha ricevuto il portavoce della Camera USA John Boehner e un gruppo di Senatori del Congresso in Israele il 31 marzo, data scelta per la coincidenza con la chiusura dei colloqui sul nucleare iraniano.
Ad accordo avvenuto, è il Ministro dell’Intelligence Yuval Steinitz, stretto collaboratore del premier, a bocciare l’intesa e ricordare -questa la vera provocazione- l’opzione militare, già sperimentata nel 1981 bombardando il (presunto) reattore nucleare iracheno a Osirak senza che gli USA ne fossero a conoscenza.
Una voce contraria viene anche dagli USA, dove un esponente della dottrina Bush, John Bolton, pochi giorni addietro aveva dichiarato sul New York Times la guerra come unica soluzione per ‘esportare la democrazia’ nel ‘Grande Medio Oriente’ e che Israele da solo ‘può realizzare ciò che è necessario’.
Gli fa eco Eyal Zisser sul quotidiano ‘Israel YaYom’ che sottolinea come i Paesi del Golfo siano contrari agli accordi USA – Iran e che ‘resisteranno alla sfida iraniana’ con uno ‘sviluppo molto positivo per Israele’. Dichiarazione minacciosa e folle.
L’ala moderata israeliana
Durante il negoziato sul nucleare, l’emittente qatarina “Al Jazeera” e il quotidiano britannico “Guardian” entrano in possesso del documento “Spycables” relativo alla valutazione del pericolo sul nucleare iraniano tra il Mossad e il Primo Ministro nel corso degli anni.
Dai documenti emerge fra l’altro che quando Netanyhau nel 2012 mostrava all’ONU il disegno di una bomba con la miccia accesa sottolineando che l’Iran avrebbe avuto l’atomica entro un solo anno, il Mossad riteneva il pericolo remoto spiegando che l’Iran lavorava all’arricchimento di uranio per i reattori a scopi civili per rifornimento energetico e ricerca scientifica.
Il Mossad aggiungeva che: il 5% dell’uranio arricchito e la provvista di 100 chili di uranio al 20% erano in linea con le necessità del rifornimento dei reattoro e che non emergevano indicazioni dei livelli di arricchimento per scopi militari.
Inoltre, gli ex Capi del Mossad Meir Dagan ed Efraim Halevy hanno pubblicamente e in più occasioni ridimensionato la minaccia iraniana sostenuta dal Primo Ministro.
Nel maggio 2014, inoltre, il Generale Uzi Eilam, per 10 anni membro della Commissione per l’Energia Atomica Israeliana, durante un’intervista spiegò che per realizzare l’atomica l’Iran avrebbe avuto bisogno di oltre 10 anni.
Cosa cambia con l’accordo
L’Accordo avrà ripercussioni nell’intera regione mediorientale perché rafforza l’Iran e la ‘mezzaluna sciita’ formata da Iran, Iraq, Siria, Libano e formazioni palestinesi filo-sciite.
Teheran non rimarrà più il solo vincitore sul terreno all’ISIS insieme a Hezb’Allah libanese e Curdi ma potrà coordinare i suoi sforzi con gli USA.
L’Iran, come riconosciuto pubblicamente dal Segretario di Stato USA, è l’unico Paese in grado di porre fine alla guerra in Siria, ma ora occorre riconoscere che è anche l’unico che può annientare ISIS dalla regione e non solo.
Non dovrebbe ripetersi quanto accaduto nel febbraio 2015 quando Israele, con un raid aereo sul lato siriano del Golan, ha ucciso 12 militari delle unità speciali di Iran ed Hezb’ Allah, fra cui due generali (uno libanese, l’altro iraniano) che combattevano contro ISIS.
E dovrebbe anche cessare lo strano andazzo secondo cui l’asse arabo sunnita e la Turchia agevolano, pagano e armano formazioni anti-siriane, molto delle quali poi si congiungono all’ISIS, portandosi dietro le armi ricevute.
Le nuove ‘criticità’
E’ possibile una corsa al nucleare fra i Paesi del Golfo.
Il Pakistan, potenza nucleare che vive con gli aiuti economici sauditi potrebbe essere nell’area il primo a realizzare l’interesse saudita ad aprire impianti per la produzione di energia atomica nel Paese del petrolio.